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  Anno XXVIII - n. 3 - settembre 2003

 

 

Sintomi d’amore

 

a cura di Gabriella Mariotti

 

Meltemi editore, 2003, pag. 106

 

Se c’è qualcosa che non manca mai nel vasto mercato editoriale contemporaneo sono sicuramente i libri divulgativi sull’amore e sulla coppia. Si tratta perlopiù di testi “light”, scritti con un linguaggio psicologico e ai limiti della tautologia dal momento che non aggiungono pensiero né profondità all’ineffabile mistero dell’innamoramento e della relazione tra l’uomo e la donna. Fortunatamente non è questo il caso di sintomi d’amore, un testo scritto a più mani che nasce come frutto di osservazione e compartecipazione emotiva di casi clinici (nel testo, qua e là, vengono riportatii discorsi di pazienti in analisi) ma anche frutto di approfondimento teoretico (nella bibliografia sono presenti molti autori interessanti).

Gli artefici del libro sono psicoanalisti che appartengono al gruppo degli Argonauti di Milano. Insieme riflettono ed insieme tracciano una interessante e sfaccettata fenomenologia e “sintomatologia” dell’amore nella contemporaneità. Il linguaggio e le griglie interpretative utilizzate dagli autori sono di impronta psicoanalitica anche se non mancano interessanti spunti filosofici ed esplicative, se pur brevi, immersioni nel campo della sociologia e dell’interculturalità. Apprendiamo, così, l’aspetto assolutamente metamorfico e cangiante della fenomenologia amorosa che muta con il variare dei contesti culturali di appartenenza e delle varie rappresentazioni sociali che si susseguono nel tempo, da risultare così paradossale parlare di un concetto universale e astratto di amore. Interessante, a questo riguardo, il capitolo sull’amore nelle culture, all’interno del quale l’autrice fa una breve analisi comparata di poesie d’amore scritte da autori provenienti da vari paesi per mostrare la polisemia di significatie quindi anche di gesti ed atteggiamenti di questa fondamentale dimensione relazionale.

Scopriamo anche come, nella contemporaneità l’amore nell’accezione di vita di coppia diventi un approdo urgente e necessario per arginare l’angoscia di fronte alla flessibilità lavorativa e ad un’insicurezza diffusa di tipo sia materiale che esistenziale. I rischi, i “sintomi” di questo grosso investimento sono però molteplici, a cominciare dall’eccessiva idealizzazione dell’amato che ostacola il raggiungimento di un’autentica scoperta di sé e dell’altro. L’amore, sempre più marcato da un’intrinseca ambivalenza, diviene anche una solida e fragile difesa dal dolore intrapsichico e dalla solitudine. Difficile è allora accettare la possibilità che amare significhi anche lasciare andare colui che non ci ama più, pena il rischio di cadere addirittura in sintomatologie psicosomatiche che, all’eccesso, possono portare anche alla morte (come si vede nel recente film “Per sempre”).

Che fare, allora? Che via intraprendere per riuscire davvero ad accogliere l’altro senza invaderlo né assediarlo? Una possibile risposta potrebbe essere quella della condivisione all’interno di un gruppo di pari, specialmente nel contesto di una psicoterapia di gruppo, dove insieme si mettono a confronto emozioni, introiezioni e proiezioni tossiche di modelli famigliari mai portati a consapevolezza. Un’altra via praticabile è anche quella di fare vuoto e silenzio dentro di sé per dare voce allasaggezza sottile del preconscio in un dolce andirivieni tra il riconoscimento dei propri bisogni e l’attenta presa in carico anche delle ragioni e dei bisogni affettivi ed emotivi di colui che ci sta accanto e del quale diciamo di essere innamorati.

Ramona Parenzan

   
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