Anno XXXIII - n. 1 - marzo 2008
Card. Dionigi Tettamanzi
"Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito"
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Anno XXXIII - n. 2 - giugno 2008
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Piergiorgio Bortolotti
Elogio della tenerezza (1)Un Dio amico (2)
Come annunciato, negli ultimi due anni “Matrimonio” ha proposto all’attenzione dei lettori i temi della fedeltà, della gratuità, della mitezza, della tenerezza, dell’imperfezione, del fallimento … Nei due libri che segnaliamo ritroviamo tutti questi temi nella forma del racconto, che si fa dialogo dell’Autore con se stesso, con i protagonisti e con i lettori. In “Elogio della tenerezza”, con un linguaggio buono e pulito, di grande capacità evocativa, racconta nove storie di vita, fatte di gesti semplici che nascono dalla/nella quotidianità per diventare veri e propri simboli narrativi della capacità dell’amore, nei suoi momenti esaltanti e nei suoi momenti difficili, di far nascere e crescere la nostra umanità. Alla ripartizione dei racconti nei capitoli “mattino, mezzogiorno e sera”, è affidata la metafora della vita fino alla morte, con un ultimo gesto di tenerezza: “non ti allarmare … sono pronto”. Più impegnativo il volume “Un Dio amico” in cui, come si legge nella quarta di copertina, scritta da Maria Belén Rath, “l’Autore è consapevole che questo racconto abbisogna di un lettore irrequieto, attento, capace di portare con sé la proposta che gli viene fatta: iniziare a cercare, a provare la solitudine del dubbio e la scoperta della fede”. L’Autore, dopo dieci anni di vita operaia, dirige ora a Trento “Punto d’Incontro”, Casa di accoglienza per senza dimora. (1) Montedit – P.zza Codeleoncini 12, 20077 Melegnano (MI) (2) Edizioni Associazione Maggiolina - Strada Ghiaie , 46045 Marmirolo (MN)
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Anno XXXIII - n. 4 - dicembre 2008
Gianni Di Santo
A tavola con DioEditrice Ave. Roma. 2007.
“Gianni Di Santo se ne va per tavole apparecchiate da comunità fraterne, pietanze coltivate a ritmo di preghiere, canti. Siamo ciò che mangiamo? No, siamo più complessi di così. Siamo quello che riusciamo a trattenere e tramandare di una storia, di un cibo, di un’esperienza di assenti che ci hanno preceduto. A tavola siamo il seguito di una civiltà ebraica che aveva un solo verbo per nominare il culto della divinità e il lavoro dei campi. Il verbo “avàd” teneva insieme il cielo e la terra, Così fa ancora il cibo, quando ce n’accorgiamo (Erri De Luca). Quello di Gianni Di Santo è un viaggio nella memoria, quando l’odore della cucina ci accompagna per il resto della giornata, ma anche un viaggio all’interno della parola “cibo”, scoprendo che cielo e terra spesso vanno d’accordo. Un viaggio con Enzo Bianchi, Paolo Rumiz, Pedrag Matvejevic e tanti altri per disegnare una pratica della convivialità e della speranza, dove saper cucinare bene significa dire in anticipo “ti voglio bene”. C’è un sentore di aromi, godimento di odori. Lode al Signore e il sogno di un Dio che sorride. F.B
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