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Anno XXVII - n. 1 - marzo 2002

 

Giorgio Mazzanti

 

Teologia sponsale e sacramento delle nozze

Simbolo e simbolismo nuziale

 

EDB 2001

 

L’atto con cui il Verbo prende forma umana nella carne è intrinsecamente e radicalmente nuziale. Il suo prendere carne è posto in vista del poter divenire una carne con ogni persona umana e dunque con l’umanità.

Se Dio chiama tutti e ogni cosa alle nozze con sé, anche affrontare il discorso sulla realtà delle nozze umane vuol dire trovarsi comunque davanti al mistero: quello nascosto nei secoli, ma oggi manifestato per dirsi, ma anche per dire ancora di più l’indicibilità, l’inesplicabilità e l’intrico di tale realtà.

Di tale ultimo mistero le nozze umane sono simbolo e profezia, abbozzo e nostalgia: momenti sempre inadeguati e avolte spesso segnati, anche corrotti e a volte drammaticamente rotti e sfregiati; ma senza mai perdere quel barlume di luce che Dio ha messo dentro ogni incarnazione del mistero nuziale.

Nel presente lavoro si è tentato di mettersi davanti a questo mistero e a tale nodo di misteri con uno sguardo simbolico, che non significa impreciso, vago, ma capace di tenere compresenti diversi aspetti della nuzialità umana e divina insieme.

Arretrando. Come davanti a un’opera d’arte. Cercando di non forzare la realtà dentro schemi pregiudiziali ma di lasciare emergere e di guardarla come dallo sguardo del Cristo, dalla prospettiva aperta dalla sua manifestazione che ha messo in luce la verità, tutta la verità affidata allo Spirito, “proclamando cose nascoste fin dalla fondazione del mondo” (Mt 13,35) ma anche prima della fondazione del mondo (Gv 17,5; Ef 1,4). Perché il mistero nuziale viene di lì, fin dalla fondazione stessa del mondo.

Ciò permette di gettare uno sguardo unitario sul mistero nuziale, uscendo dalle secche o dalle sterili contrapposizioni dei vari campi delle scienze teologiche (antropologia, etica, dimensione giuridica, teologia spirituale e pastorale, …); cercando di scorgere cuore e destino delle nozze e di muoversi nell’ambito della prospettiva della simbolica nuziale.

 

 

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Anno XXVII - n. 2 - giugno 2002

 

Battista Borsato

 

Immaginare il matrimonio

 

EDB, Bologna 2000, pp. 142

 

 

«Immaginare il matrimonio» è il titolo dell’ultimo libro di don Battista Borsato. L’autore – da tempo noto al pubblico come specialista di temi pastorali legati soprattutto ai sacramenti del batte­simo e del matrimonio (ma anche al rapporto chiesa-mondo) – affronta la questione della coppia con passione e coinvolgimento. Il tema è trattato con la convinzione che proprio intorno alla coppia-famiglia si gioca la stessa immagine di chiesa. “Da sempre – annota l’autore – mi è brillata l’idea che la relazione matrimoniale sia paradigma delle relazioni che dovrebbero irrompere dentro la chiesa perché possa diventare comunità: lo diventerà se saprà guardare alla comunità sponsale e fa­miliare” (dalla Prefazione, p.7).

Nei vari capitoli del libro ritorna spesso questo intreccio, nel quale le varie realtà (amore, fede, chiesa, mondo) si interpellano e si illuminano reciprocamente, pur senza rinunciare ciascuna alla propria identità.

L’autore afferma che vi­viamo un travaglio culturale e un cambiamento sociale nel quale la cultura del soggetto e la ricerca dell’autonomia hanno il sopravvento. Affrontare questa nuova situazione non come un limite, ma come un’opportunità, permette di andare più a fondo e di trovare nuovi percorsi, anche riguardo alla realtà del matrimonio.

I temi principali che vengono discussi nel libro sono quelli legati all’amore, all’alterità e alla re­sponsabilità nella coppia. Amare è compiere l’esodo dall’io all’altro; è la chiamata a lasciare la pro­pria terra (il proprio io) per camminare verso un’altra terra (verso l’altro); l’amore è percepire che l’io non è tutto, non basta a se stesso e sente il desiderio dell’altro che, tuttavia, va rispettato nella sua libertà ed autonomia.

Il libro di Borsato ricorda anche l’impegno che la coppia deve esprimere nei confronti del mondo (la “casa in cui Dio abita”); impegno che va tradotto concretamente nell’attenzione e nella parteci­pazione alla vita del territorio attraverso i valori della laicità e della tolleranza che servono a tra­sformare l’ambiente in uno spazio umano e vivibile (pp. 72-73).

Un libro concreto e realistico (amare non è facile), ma che non esita a proporre mete e prospettive alte. Un libro attraversato dalla consapevolezza che l’uomo e la donna hanno in sé potenzialità e idealità davvero straordinarie. Occorre semplicemente farle emergere e valorizzarle.

P. Cabri

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Anno XXVII - n. 3 - settembre 2002

 

Dario Vivian

 

Dio disse…

 

ISG Edizioni, Vicenza 2002, pp. 117

 

 

 

Il sottotitolo dell’opera di Dario Vivian dice: “In ascolto di Genesi 1-11”. Titolo e sottotitolo danno immediatamente la chiave di lettura proposta dall’autore. Dio parla e l’uomo ascolta, o perlomeno questo è l’invito che la Bibbia rivolge fin dall’inizio, fino allo Shemà Israel, Ascolta Israele, che accompagna il popolo di Dio nel suo percorso esistenziale.

Il volume raccoglie la trascrizione di quattro conferenze sui primi undici capitoli della Genesi, il cui commento ruota attorno a quattro grandi domande. Qual è il volto di Dio? Qual è il volto dell’uomo? Qual è il volto della storia? Qual è il volto della speranza? Il lettore, accompagnato passo passo dall’autore, vede aprirsi orizzonti nuovi in un’ottica fedele allo sguardo di Dio.

Dario Vivian, prete diocesano, teologo e pastoralista, propone un testo di facile lettura, ma non rinuncia allo spessore teologico ed esegetico. La sua esperienza gli permette di affrontare apertamente gli interrogativi che i testi pongono, i dubbi e le difficoltà che il lettore incontra, davanti a racconti che si presentano di difficile interpretazione: la creazione dal nulla, la tentazione e la caduta di Adamo, la cacciata dall’Eden e il castigo di Dio, il diluvio e la distruzione della creazione, il dilagare del male, la dispersione dei popoli. L’autore è attento al testo ebraico, in modo semplice riesce a far scaturire nuovi significati dall’analisi di alcune parole del testo originale; tiene conto della ricchezza della tradizione rabbinica antica e dei commenti ebraici moderni; non trascura gli orientamenti più attuali dell’ esegesi cristiana contemporanea, ma non dimentica l’antica tradizione dei Padri della chiesa. Puntuali sono i riferimenti e i rimandi al Nuovo Testamento e i risvolti esistenziali che la Genesi propone.

I quattro capitoli di cui si compone il volume si chiudono con alcune domande che aiutano il lettore nella sua riflessione e possono spingerlo ad ulteriori approfondimenti più personali e più esistenziali. Queste stesse domande possono diventare il supporto per incontri di gruppi biblici o centri di ascolto della Parola.

Gabriella Pellegrini

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Anno XXVII - n. 4 - dicembre 2002

 

Christian Singer

 

Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie.

Un matrimonio non si contratta. Si danza. A nostro rischio e pericolo

 

Servitium Editrice, 2001, pp.97

 

 

L’assillo dei problemi quotidiani e l’inesorabile ritmo del tempo che vertiginosamente consuma i nostri giorni erodendo il passato, presentandoci un futuro carico di incertezza, hanno però il pregio, oltre a mostrare l’amaro destino dell’uomo d’oggi, di far brillare l’elemento vitale più importante che rimane sempre l’amore. La frustrazione che nasce da un insufficiente nutrimento affettivo sembra essere uno dei motivi più comuni di insoddisfazione all’interno di un rapporto sentimentale, anche se spesso è difficile parlarne perché può essere disagevole dover ammettere un bisogno di questo tipo.

Esiste l’amore? E’ un’illusione? Un sogno irrealizzabile? Che peso può avere nella nostra vita? Ci si può impegnare corpo e anima e, nel contempo, conservare la propria libertà? Legarsi o sfuggire al legame? Che cosa fanno le coppie che sono riuscite a tener vivo l’amore? C. Singer risponde con questo libro mantenendo le promesse che l’incipit fa pregustare allusivamente, approfondendo molti argomenti relativi all’essere in coppia e al matrimonio. Ci sono momenti in cui ognuno di noi vorrebbe abbandonare la responsabilità della vita adulta: non c’è niente di immaturo in questo. Fa parte della natura umana. E quando il nostro partner ci dà questa forma di nutrimento affettivo, ci sentiamo amati. Ma per vivere nella tensione fra le polarità libertà/vincolo, autonomia/legame, gioco/giogo, occorre “osare la traversata dell’impossibile”. E per far questo né la filosofia, né la morale, né alcun saper costituito può soccorrerci, Nessun prototipo è lì a suggerirci come conformarci … c’è solo il procedere con levità, volteggiando e inventandosi i passi da danzare.

“Libero è senza dubbio chi avendo guardato in faccia la natura dell’amore – i suoi abissi, i suoi giri a vuoto e le sue esultanze – senza illusioni, si mette in cammino, deciso a viverne costi quel che costi l’odissea, a non rifiutarne né i naufragi né la sacralità, disposto a perdere più di ciò che credeva di possedere e a guadagnare infine ciò che non è quotato in nessuna borsa: la promessa mantenuta, l’impegno onorato nella traversata senza finzioni di una vita umana”. E’ proprio questo il significato essenziale del libro: la vera avventura della vita, la sfida chiara e alta non è quella di fuggire l’impegno ma di osarlo … perché “libero è chi non rifiuta di impegnarsi”.

Maria Rosaria Gavina Grossi

   
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