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Anno XXVIII - n. 2 - giugno 2003

 

 

Carmine Di Sante

 

 

Lo straniero nella Bibbia

Saggio sull’ospitalità

 

Edizioni Città Aperta, Troina (Enna) 2002, pp.236

 

Sono debitore a questo libro di una prospettiva radicalmente nuova che resta per me - detto per inciso e senza adulazione- una delle più stimolanti esperienze intellettuali. Si tratta, né più né meno, del superamento dell’orizzonte della reciprocità, in cui la relazione con l’altro resta sempre, tacitamente, una relazione di scambio governata dal bilanciamento dei costi con i benefici. E questo può verificarsi anche nella dimensione religiosa, se nell’accoglienza dell’altro si vede il modo di accumulare meriti in vista di un compenso, oppure se l’altro diventa lo strumento per affermare la mia giustizia o la mia bontà, lo specchio che mi restituisce un’immagine gratificante di me stesso. È qui, nella sottilissima linea di confine con l’altro-per-me e l’altro-per-sé, che si radica il grosso problema del fondamento, mentre in una prospettiva laica io sono l’imperativo morale di Kant o la responsabilità di Jonas. Ma in ogni caso, quando l’altro diventa l’”oggetto “di una obbligazione morale, rimane sempre irrisolta una fondamentale ambiguità.

Probabilmente la relazione asimmetrica di cui parla Lèvinas – e al centro delle pagine di questo libro- può essere il superamento di questa ambiguità: l’altro è allora visto come lo strumento inatteso che ha bisogno della mia ospitalità e, nel lasciarsi accogliere e amare, mi libera dall’angoscia dell’insensato. C’è qui, in questa prospettiva a un tempo nuova e antica, la possibilità di fondare un rapporto con l’altro che sia il superamento dell’alienazione narcisistica e ciò vale sia all’interno di una esperienza religiosa che in un orizzonte puramente laico, poiché questa è una comune base antropologica.

Domenico Basile

   
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