Anno XXIV - n. 3 - settembre 1999
James Hillman
Puer aeternusAdelphi, pp. 161 Se desideriamo veramente crescere - e dobbiamo farlo se vogliamo vivere meglio! -dobbiamo prepararci ad affrontare sfide esistenziali durissime e nel contempo inevitabili. Per far germogliare, infatti, le infinite possibilità che ospitiamo dentro di noi - le nostre "forze", o "dunamis" - e divenire così persone, dovremo accostarci, giorno dopo giorno - attraverso una profonda riflessione su noi stessi e sui nostri atteggiamenti o modalità esistenziali - al "fondo" (grund) della nostra anima ed allo psichico in generale. Ma per abitare questa dimensione - ci avverte J. Hillman nel suo prezioso Puer aeternus - è necessario indossare nuove lenti per leggere e per sentire l'alto potere rigenerativo che ci proviene - come suo residuo da accettare e comprendere - da alcune esperienze dolorosissime e laceranti ma - solo apparentemente - dannose, definitive o inutili. Saper volgere in esperienza vitale, per esempio, il tradimento subito da persone di cui ci fidavamo ciecamente e dalle quali ci sentivamo profondamente amati è, forse, una delle sfide più alte e più preziose. «Senza l'esperienza del tradimento - scrive Hillman -né fiducia né perdono acquisterebbero piena realtà» (p. 45). E ancora: «Il perdono di cui parlo è un perdonare che non equivale a dimenticare, ma è un ricordo del torto subito, trasformato all'interno di un contesto più vasto, ovvero, come ha detto Jung, il sale dell'amarezza trasformato nel sale della saggezza» (p. 44). Riuscire a perdonare, quindi, ci salva e ci redime, ma questo è possibile solo in una cornice d'amore, all'interno, cioè, di un rapporto dove entrambi i soggetti - traditore e tradito - siano consapevoli della straordinaria carica vitale di questa esperienza che si sono trovati, insieme, a condividere. Dunque, se il papà della storiella ebraica non accoglie né tantomeno "salva" dall'urto il figlio fiducioso che si lancia dall'ultimo gradino proprio perché forte di una passata esperienza di accoglimento sicuro e costante nel tempo lo fa, paradossalmente, per insegnare al figlio la vita e per stargli accanto in modo ancora più forte durante e dopo questa necessaria esperienza di abbandono e di distanza. Per tradire in questo modo e per perdonare senza lasciare spazio a risentite rappresaglie o ancor peggio ad un atteggiamento difensivo come il cinismo, bisogna avere coraggio. Solo così, infatti, riusciremo ad aprire la porta pesante che ci conduce alla vera vita e a lasciare in modo certo ma non definitivo o violento il magico mondo del puer per poter successivamente accedere alla realtà, al mondo della persona accettando con serenità il nostro essere per metà entusiasti e creativi puer e per un'altra metà, invece, saggi e a volte freddamente statici e calcolatori senex. Solamente da queste esperienze di vita sapremo capire che Adamo non c'è senza Eva, che l'animus danza con anima e che la vita, a volte, nasce da morte, dalla nigredo, dalla tristezza accolta, accettata (anche se con difficoltà!) e poi serenamente superata e riassorbita per lasciare spazio a nuove esperienze. Ramona Parenzan |