Anno XXIV - n. 4 - dicembre 1999
Florida Scott-Maxwell
La misura dei miei giorni
Marietti, pp. 110
"Sono diventata leggera e duttile in seguito a tutti gli errori che ho fatto, ma mi piacerebbe che un diario sapesse ridere. ... Io ho voglia di ridere" (p. 19). Così comincia il bellissimo diario di Florida Scott Maxwell, una 'giovane' e fresca psicoanalista di ottant'anni che nell'intimo dei propri giorni e nella quiete domestica interroga se stessa e le proprie emozioni - ancora vive e forti - circa il mondo, gli uomini e tutti gli eventi che appartengono a quel "mistero tragico" che è la vita. Le sue domande muovono da una solitudine goduta, dal desiderio di raggiungere il silenzio interiore come unica fonte capace di far scaturire le domande più profonde, come l'unica via per sentire la forte urgenza di divenire consapevoli. Lungo le pagine del diario leggiamo il bisogno continuo che Florida avverte di "richiamare gli eventi della tua vita per divenire completamente te stessa" (p. 37). Il risultato di questa immersione sono pagine molto belle, toccanti e delicate ... durissime perché vere. Con essa e con la sua saggezza data dagli anni e dalla vita impariamo che "cimare e soffrire sono la stessa cosa", insieme a lei ci rendiamo conto con dolore che "stiamo andando verso una completa omologazione" e che dobbiamo invece lottare per mantenere una mente creativa e per riuscire a tenere salde e alte le differenze: le nostre preziose individualità. Con Florida e con la sua scrittura femminile, abile nello scandaglio e nello scavo sentiamo tutta la difficoltà che ci viene nel cercare di tener salde al centro le nostre infinite contraddizioni, sentiamo la fatica di comprendere che la distruzione fa parte della creatività così come l'odio può far emergere la verità. Ma con lei capiamo anche che "gli opposti sono anche la croce e sono anche noi; se abbastanza forti possiamo sentire la calma nel centro, e se l'accoglimento è possibile le nostre braccia ci circondano e noi conteniamo la nostra pena" ed ancora " è come se ogni gioia e dolore fosse Dio o la vita e dicesse "vedi?" e noi abbiamo bisogno, senza alcuna pressione, di dire, in verità: "vedo"" (p. 39). Tutta quest'ansia di vivere e di comprendere nonostante l'età (o forse sarebbe meglio dire soprattutto?) è commovente ... Il dono che ricevo da queste pagine è il desiderio di continuare a lottare per la mia individuazione cercando di superare gli attimi di sfiducia e d'impotenza che spesso vivo nel vedere dentro e fuori di me il caos. Ma è proprio Florida ad insegnarmi ancora una volta che il caos è la vita, e la vita è Dio e noi siamo i suoi strani e dignitosissimi figli. Ramona Parenzan |