Anno LXI - n. 1 - marzo 2016
Paolo Ricca
Dal battesimo allo “sbattezzo” Ed. Claudiana – pp. 343
Paolo Ricca dedica il suo ultimo libro, intitolato Dal battesimo allo sbattezzo, “Ai martiri cristiani di ieri e di oggi che, come Gesù, hanno ricevuto il battesimo di sangue”. Una dedica che, oltre a fare memoria di chi ha perso la vita a causa della propria fede, inserisce fin da subito la sua indagine sul battesimo all'interno di un contesto di sofferenza e conflitto. Per l'appunto, come recita il sottotitolo: la storia tormentata del battesimo cristiano. L'autore, professore emerito di Storia del Cristianesimo e pastore valdese, come nel suo precedente libro sull'eucarestia, prova ad affrontare il tema del battesimo in chiave ecumenica, denunciando da subito il paradosso di un segno della grazia divina che, nell'ecumene cristiana, è motivo di scandalo e divisione. In un contesto cattolico, la questione è probabilmente meno sentita, rispetto al sacramento dell'eucarestia; ma assume toni anche aspri all'interno di tradizioni cristiane come quella a cui appartengo (la fede battista) dove il battesimo è amministrato in età adulta . Le domanda che Paolo Ricca pone a chi non è in grado di riconoscere il battesimo di un infante è la seguente: il battesimo dei bambini è compatibile con la natura del battesimo in sè? E ancora: è' possibile, accanto alla prassi del battesimo dei credenti, riconoscere come legittimo quello dei bambini? Per rispondere a tali quesiti, l'autore prende per mano il lettore in un percorso biblico e storico, un viaggio nella storia del battesimo cristiano, fatto attraverso le fonti. Il libro offre una ricca antologia di testi al riguardo, senza peraltro mai diventare pedante. Le fonti non sono citate per mostrare l'erudizione dell'autore. C'è piuttosto una preoccupazione pedagogica in chi scrive: quella di permettere al lettore di capire come l'autore, sulla base dei documenti antichi, arrivi a ritenere legittimo il battesimo dei bambini. La prima tappa dell'itinerario affronta le fonti bibliche. Da queste si deduce che la prassi battesimale nel Nuovo Testamento è quella del battesimo degli adulti, anche se non ci sono dati unanimi che portino ad escludere il battesimo degli infanti. La prassi del pedobattesimo emerge già nel terzo secolo, prima, dunque, della svolta costantiniana e della nascita della cosiddetta cristianità. Si ritiene, generalmente, che sia stato l'impero ad introdurre il battesimo degli infanti, quale segno distintivo dei sudditi dell'imperatore cristiano. Le fonti storiche, invece, ne danno testimonianza fin dai tempi di Tertulliano. La sua apologia, pur rivolta contro il battesimo dei bambini, attesta che questa prassi era già allora conosciuta: Certo, il Signore dice: “non vietate loro di venire a me”, che vengano dunque, ma quando saranno cresciuti, vengano dunque, ma quando saranno istruiti, vengano quando avranno imparato a conoscere Colui al quale vengono...perché mai quell'età innocente ha tanta fretta di ricevere il battesimo per la remissione dei peccati?... (citazione a pag.87). Dunque, accanto al battesimo degli adulti, ritenuto normativo sulla base delle Scritture neotestamentarie, fin dall'epoca antica la chiesa lo amministra anche agli infanti. L'autore, nel corso del libro, si interroga sulle ragioni di questa prassi innovativa e formula alcune ipotesi che provo a riassumere per grandi linee. Il battesimo è il segno dell'ingresso del credente nella chiesa. Per questo, non si è posto il problema di amministrarlo ai bambini, nelle prime generazioni di cristiani provenienti dall'ebraismo o dal paganesimo. Si pone, però, già nella generazione successiva, con i figli dei credenti. L'alto tasso di mortalità infantile impediva, di fatto, l'ingresso ufficiale nella chiesa a molti figli di credenti. Prima di Agostino, la chiesa non si poneva il problema del peccato originale; tuttavia si interrogava sullo status di questi bambini arrivando persino, in alcuni casi, ad amministrare il battesimo ai bambini morti. Una seconda ragione, secondo il nostro autore, sarebbe da trovare nelle parole evangeliche di Gesù sul Regno e i bambini. Se di loro è il Regno, cosa impedisce loro di essere ammessi nella comunità dei credenti? Il viaggio nelle fonti prosegue con Agostino, Giustiniano, Tommaso fino ai Riformatori. Un lungo capitolo del libro è dedicato al movimento anabattista che, nel XVI secolo, ha rimesso al centro della prassi ecclesiale il battesimo dei credenti, pagando a prezzo del martirio tale scelta. Si giunge così ai nostri giorni. Nella parte finale del saggio vengono presentate le differenti sottolineature di ogni realtà confessionale, con particolare attenzione a quelle chiese che, amministrando il battesimo dei credenti, faticano a riconoscere come valido un battesimo amministrato in tenera età. E' soprattutto a questi interlocutori, infatti, che Paolo Ricca si rivolge nella speranza che il battesimo, l'unico battesimo della Chiesa, sia riconosciuto anche nella sua versione pedobattista. A tal fine, viene ripresa dall'autore un tentativo di soluzione proposto da un teologo battista, Paul S. Fiddes, in un suo saggio del 2002. Fiddes suggerisce di non concentrare il dibattito solo sul gesto del battesimo, mettendo a confronto due prassi molto distanti tra loro, ma di fare riferimento al battesimo come processo di iniziazione cristiana, per alcuni punto di partenza di un itinerario che porta a testimoniare appieno la propria fede. Il battesimo nell'infanzia, seguito dalla confermazione in età matura, può dunque essere equiparato al battesimo dei credenti. In entrambi i percorsi esistono, seppure distribuiti in modo differente, gli stessi elementi: il sì di Dio e il sì del credente. Tale soluzione non ha, tuttavia, trovato consenso nella maggior parte delle chiese battiste. Esse denunciano, almeno in Italia, una prassi pedobattesimale indiscriminata che non riguarda solo i figli dei credenti. Di fatto, il pedobattesimo, più che un primo gesto del cammino di fede, viene vissuto come un rito sociale, la festa di accoglienza dei neonati. In questo caso, non è più questione di riconoscere come legittimo il battesimo dei bambini, contestualmente alla prassi normativa del battesimo di adulti credenti. Siamo di fronte ad un gesto appartenente alla religione civile. In un simile contesto, praticamente tutti risultano battezzati. Che fare con quanti, giunti in età adulta e desiderosi di compiere un autentico cammino di fede, non riconoscono quel gesto fatto per pressione sociale da genitori inconsapevoli? Non si tratta solo di un problema sociologico, ma questo aspetto non può essere disconosciuto, pena l'insignificanza del gesto d'ingresso all'esperienza di fede! Il riconoscimento del pedobattesimo non può essere soggetto ad ulteriori condizioni; e tuttavia il confronto fraterno richiede che tali istanze vengano prese sul serio. Infine, un aspetto non affrontato nel libro, riguarda il reciproco riconoscimento ecclesiale del battesimo: che cosa comporta tale riconoscimento? Per i battisti, significa riconoscere che non esiste nessun ostacolo perché un fratello e una sorella di un'altra confessione possano essere ammessi a pieno titolo nella propria chiesa, partecipando ai processi decisionali fino ad assumere le cariche più alte, oltre alla piena partecipazione alla cena del Signore. Sarebbe così anche per le altre chiese sorelle? Non sembrerebbe. La questione, dunque, rimane aperta. Il libro di Paolo Ricca ha il pregio di istruire la questione, sottraendola alle semplificazioni confessionali, alle troppo facili apologie di parte. L'ecumenismo vive di discussioni franche, di confronti a tutto campo. Sapendo che in gioco vi è la comprensione di cosa significhi essere discepoli di Gesù, oggi. Lidia Maggi |