indietro

 

 

 

 

 

Anno XXV - n. 3 - settembre 2000

 

 

Benoit Garceau

 

La via del desiderio

 

Ed. Cittadella, Assisi, 2000, pp. 107, Lit. 16.000

 

 

Del “desiderio”, in linea di massima, non abbiamo un’idea smagliante perché lasciarsi andare a desiderare crea disagio e imbarazzo. Il desiderio, per un’equazione inconscia, fa subito affiorare l’idea di istinto che, per definizione, è una percezione programmata per cui, immediatamente, scatta l’associazione: liberare i desideri = spontaneismo = arbitrarietà = irresponsabilità. Consideriamo il desiderio come forza oscura e bruta che, se lasciato a briglia sciolta, ha la capacità di soverchiare la logica razionale arrivando persino a inibire scelte intelligenti. Confinato ai margini della vita razionale, il desiderio è riconosciuto come sorgente endogena di energie illimitate, alle quali il soggetto può affidare l’espressione più immediata della propria vitalità. A fronte di questa altalena, occorre rifare i conti con il desiderio, perché è soltanto questo che può mettere in movimento l’intero apparato psichico. L’autore di questo libro, intenso e affascinante, ha accettato la sfida e porta il lettore a riconoscere la pertinenza antropologica e la capacità di dialogare con la totalità della persona umana: là dove i bisogni si configurano nelle pulsioni vitali più elementari e là dove l’universalità dei principi (il Bene, il Vero, il Bello) provoca l’intelligenza ad appassionarsi alle ragioni del bene. Il desiderio ci accompagna in ogni momento della vita nell’incontro con noi stessi, con gli altri, con l’Altro. “Esplorare questa immensa aspirazione del nostro essere, arrivare a definirla, cercare come risvegliarla, dispiegarla, coltivarla, è quanto si propone questo saggio, come una sorta di viaggio interiore con l’intento di conoscere lo Spirito che è in noi e che ci rende liberi” (pag. 17).

Maria Rosaria Gavina Grossi


    

 

 

   
© Editrice di matrimonio - via S.M. in Conio, 7 - 35131 Padova