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Anno XXXIV - n. 4 - dicembre 2009

              

 

Raffaele Nogaro

Ero straniero e mi avete accolto

 

Laterza, 2009

 

 

Raffaele Nogaro, nato in Friuli e per 26 anni vescovo di Caserta, ha raccolto in questo piccolo, prezioso volume le sue riflessioni sull’esperienza vissuta in una terra certamente difficile. Basta scorrere i titoli degli undici capitoli del testo, preceduti da un’introduzione e seguiti da un epilogo, per rendersi conto dello spessore della sua testimonianza: Ero straniero e mi avete accolto, Una vocazione contrastata. Parroco al nord vescovo al sud. Il catechismo della legalità. La chiesa di frontiera e la politica. Sempre e comunque no alla guerra. Lo scandalo della povertà. Gli immigrati non sono merce. Come combattere la camorra. Ambiente e salvaguardia del creato. La Chiesa di Cristo.

Tre frammenti possono darci il senso di questa testimonianza.  Il vescovo Nogaro vede “l’avanzare di una Chiesa troppo autoreferenziale, che confonde i suoi fini con i suoi interessi” (pag. 49) e sogna una Chiesa di frontiera: “la frontiera - si sa – è sempre stata un luogo esposto, un confine che sta lì per essere attraversato. La frontiera è sempre stata luogo degli arrivi e delle partenze. È il luogo dell’imprevisto e dell’inedito. È luogo dell’originale … dell’uomo sempre nuovo e in attesa di una patria. È questa la Chiesa che sogno di vedere, una Chiesa sempre in cammino e nello stesso tempo artigiana di pace: non solo della pace dei cuori, ma anche della pace che passa attraverso l’azione politica” (pag. 50).

Egli denuncia senza reticenze “Oggi la forma di povertà più vistosa e drammatica è quella degli immigrati e dei rom. In nome di una fantomatica sicurezza sociale si sta costruendo la fabbrica della paura verso tutto ciò che apparentemente può ledere la tranquillità del cittadino” (pag, 80-81). Gli immigrati non sono invasori. Sono prima di tutto esseri umani (pag. 85).

L’impegno del credente non può limitarsi al qui e all’oggi, deve aprirsi a tutto il creato e al futuro: “Convertirsi significa ritrovare il senso della misura, adattare il nostro modo di vivere alle risorse planetarie disponibili”, è necessario adottare “uno stile di vita che implichi la liberazione dall’ossessione di possedere e consumare” (pag. 111).

Quella di Raffaele Nogaro è una testimonianza che, anche se carica di partecipazione, non indulge a facili emozioni e ci richiama a nostre precise responsabilità.

   
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