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Anno XXXII - n. 1 - marzo 2007

 

Carlo Ghidelli

 

Spiritualità familiare

La famiglia cristiana tra utopia e realtà

 

Editrice ELLEDICI – Leuman (Torino), pag. 165

 

 

Tra i tanti libri pervenuti, il volume, scritto da mons. Ghidelli, che è stato ed è una “presenza significativa” nella comunità ecclesiale, risulta di grande attualità. Infatti in passato arrivarono gli scritti dell’Abbé Caffarel (“Anneau d’Or”) e la spiritualità familiare si diffuse per merito di mons. Carlo Colombo, Corti, Pattaro, Tettamanzi, ecc. con gruppi di coppie sempre più sparsi in Italia: allora non parve come un’utopia, ma come un progetto realizzabile.

Dal ’80 iniziò una curva discendente e la pastorale della Chiesa si centrò sui corsi per i fidanzati, con esiti diversi e discutibili. In compenso si affermarono ovunque le “Equipes Notre Dame”.

Oggi le coppie e le famiglie si trovano ad affrontare problemi sempre più impegnativi in una società distratta, consumistica, superficiale ed egoistica. Pertanto l’affermazione dell’autore, ”famiglia cristiana tra utopia e realtà”, è quanto mai pertinente, tanto più quando non si può ignorare, come lui stesso ha sottolineato, che la famiglia e le coppie credenti si trovano davanti ad un bivio: avere il coraggio di fare scelte coerenti, ispirate dalla Bibbia, sia Antico che Nuovo Testamento, divenendo lievito nella comunità locale, o ricorrere al “fai da te” quando i sacerdoti sono pochi e spesso non preparati su tale tematica, che richiede sensibilità e disponibilità al “nuovo”!

Occorre una metodologia permanente come l’autore ha sviluppato nei vari capitoli: “La spiritualità negli Atti degli Apostoli”, “L’icona della Santa Famiglia e la spiritualità dei coniugi”, “A immagine e somiglianza di Dio”, “Il matrimonio dalle sicurezze del passato alle meraviglie del futuro”, “Eucaristia e Matrimonio: due pani per un’unica mensa”, “Missione della famiglia: quale futuro?”.

Questi titoli e l’articolazione dei vari capitoli possono servire di traccia per incontri di coppie, più o meno giovani, secondo l’esperienza collaudata dai gruppi di spiritualità familiare, che sono una forma ancora valida come dimostrano le Equipes Notre Dame, presenti in tutto il mondo.

Completano il libro sei tracce di omelie per la celebrazione del Matrimonio, che costituiscono un prezioso sussidio per i parroci e sacerdoti che, spesso oberati da tanti impegni e attività (tante parrocchie hanno uno o due soli sacerdoti), non hanno il tempo di studiare e prepararsi e finiscono per propinare “predicozzi” insignificanti che lasciano in ombra la portata spirituale della celebrazione.

Franco Franceschetti

 

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Anno XXXII - n. 2 - giugno 2007

 

S. Fotioi – A. Marini – G. Patronos – C. Yannaras 

L’amore e il matrimonio secondo gli ortodossi

 

È stato pubblicato recentemente, a cura del priorato di S. Egidio di Sotto il Monte (Bergamo) e della Libera Associazione culturale “Interlogos” di Schio (Vicenza), un libro contenente alcuni saggi di autori ortodossi sull’amore e sul matrimonio.

Il titolo “La cella del vino” fa riferimento al cantico dei cantici (Ct 2,4: “Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore”) per sottolineare come la spiritualità ortodossa sappia interpretare con forte realismo l’amore fra l’uomo e la donna.

I primi due saggi descrivono in dettaglio le fasi e le preghiere della cerimonia nuziale ortodossa per poi spiegare la sete d’amore dell’uomo e la sua debolezza, l’individualismo, l’appropriazione e il possesso dell’altro:“Dinanzi al muro dell’egoismo che separa e divide, gli uomini cercano di garantire l’armonia del loro legame ricorrendo alle regolamentazioni della legge” (pag. 39), ma le giare delle nozze di Cana sono sei e non sette, perché “il numero sei, che precede il perfetto sette, mostra simbolicamente l’impotenza della legge in ordine alla verità” (nota a pag. 39). Vengono espresse alcune problematiche connesse al modo di affrontare l’amore: “L’uomo contemporaneo cerca l’esperienza sessuale senza provare amore” (pag. 50). “Il rapporto dei coniugi cessa di costituire apertura dell’uno verso l’altro” (pag. 51).

C’è poi la terza parte più approfondita e teologica secondo la chiesa ortodossa. Sia nell’Antico Testamento sia nel Nuovo “il matrimonio assume la forma di ‘via’ che conduce al regno di Dio. La donna attraverso il suo uomo, l’uomo attraverso la sua donna, ed entrambi attraverso il sacramento del loro matrimonio si trovano a camminare verso il regno dei cieli” (pag. 75) “... il matrimonio diventa il ‘principio dei segni’ del regno di Dio” ... “nei primi anni della Chiesa il matrimonio non costituiva un rito particolare e indipendente, ma si trovava organicamente unito alla divina Eucaristia: rendeva degni gli uomini di partecipare anche al banchetto eucaristico del regno” (pag. 77) ... “I novelli sposi, durante il rito della coronazione, vengono equiparati agli apostoli della Chiesa, perché sono ‘inviati’ con il loro matrimonio a predicare a tutto i mondo l’esistenza dell’amore”(pag. 81) ... “Lo sposo e padre di famiglia è una specie di ‘ministro nella piccola chiesa’ e la sposa e madre è ‘l’altare liturgico’ per la celebrazione del loro sacramento nuziale” (pag. 82). L’autore indica un aspetto eucaristico nel matrimonio, in quanto nel loro incontro i due giungono ad essere una nuova carne,  e anche un aspetto pentecostale, dato che è la discesa dello Spirito Santo a rendere l’atto umano dello sposalizio “azione divina per il completamento e arricchimento dei coniugi nel secolo presente e in quello futuro”(pag. 83).

A proposito della sessualità nel matrimonio l’autore afferma: “La diversità della tradizione orientale e occidentale appare in tutta evidenza anche nell’atteggiamento delle due Chiese dinnanzi al matrimonio dei membri del clero, ... in oriente il sacerdozio ha abbracciato sia il matrimonio che il celibato come due facce della vita ecclesiale e come due vie che conducono l’uomo alla perfezione e alla divinizzazione” (pag. 97).

Poi aggiunge “La sessualità nell’uomo è molto diversa da quella che riscontriamo nel mondo animale, perché tocca anche funzioni fondamentali dello spirito, quali la libertà e la responsabilità” (pag. 99) e conclude: “la concezione secondo cui la funzione sessuale non avrebbe nulla di specifico ma sarebbe simile alle altre funzioni organiche non trova accoglienza nella teologia”(pag. 100).

 Un’altra affermazione interessante è che “la chiesa ortodossa non ha per nulla la tendenza a fornire ricette morali e a legiferare al di fuori dell’ambito puramente spirituale” (pag. 118) ... In nessun passo della Sacra Scrittura si sostiene che l’unico fine dei coniugi sarebbe la procreazione” (pag. 119).

A proposito del divorzio l’autore afferma che esso “viene concesso non per premiare il coniuge colpevole ma come possibilità per la vittima di liberarsi dalle grinfie della durezza di cuore e della vita dissoluta del compagno e come una nuova occasione per ricercare la pienezza dell’amore e della fedeltà coniugale in un secondo o terzo matrimonio” (pag. 132).

Nell’ultima parte, che ha per sottotitolo “Il dramma di un cristianesimo senza eros”, si fa una interessante affermazione: “Non è fortuito il fatto che, se negli animali la distinzione sessuale è presentata nella Bibbia in termini di contemporaneità rispetto alla loro creazione, nel caso dell’essere umano sia invece plasmato dapprima l’uomo e dopo, da una parte del suo corpo, la donna. Nel caso del genere umano la distinzione dei sessi non rappresentava una necessità biologica, una condizione per la riproduzione. La donna è creata come aiuto all’uomo. Aiuto nella sola e unica opera dell’uomo, la somiglianza con Dio e la partecipazione alla vita divina” (pag. 178).

Dopo aver discusso poi tra eros e celibato si afferma che respingere l’eros dimostra una “paura di diventare adulti, paura della libertà, del rischio personale – e questa è la tipica definizione medica della nevrosi” (pag. 201). La conclusione è: “La vita senza eros genera sempre i pubblici accusatori biliosi che lanciano fulmini contro la putrefazione sociale, la dissoluzione della famiglia, l’intristimento dei costumi ... Il Dio della religione e della legge è la stampella della nostra insicurezza egocentrica ... Il Dio dell’esperienza ecclesiale si trova agli antipodi del terrore e della minaccia ... Il segno del vero eros è la scomparsa del timore. L’innamorato non ha paura, perché non rivendica nulla, non gli manca nulla. Ha venduto tutti i suoi averi e ha comprato soltanto la perla preziosa” (pagg. 207 e 208).

 In conclusione il libro può dare utili spunti per ragionare sulla nostra posizione “occidentale” a proposito degli argomenti trattati.

Armando Scalisi

 

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Anno XXXII - n. 3 - settembre 2007

 

Carmine Di Sante

 

La passione di Gesù

Rivelazione della nonviolenza

 

Edizioni Città Aperta – Troina (En) – 2007

 

Testo esemplare per chiarezza e profondità, nel quale l’autore mostra che il Kerygma di Gesù morto e risorto riguarda essenzialmente la storia umana alienata e violenta nonché la possibilità di riaccedere all’umano come fraternità originaria grazie al gesto di nonviolenza e di perdono operato da Gesù di Nazaret sul Golgota. Lo scopo dichiarato è quello di tentare una reinterpretazione del racconto fondatore del Nuovo Testamento, mostrando come esso, lungi dall’annunciare un Dio violento e legittimante ogni forma di violenza, dischiude l’inaudito di un umano dove la violenza è alienazione da cui liberarsi. L’autore lo fa analizzando i testi evangelici della passione di Gesù ed affrontando le tematiche del patire di Gesù, della violenza su Gesù, della nonviolenza di Gesù, della vittoria sulla morte, dell’umanità nuova.

La preoccupazione costante è di “demitizzare” il linguaggio del racconto della passione, condizionato storicamente ed ambiguo per la sensibilità dei lettori contemporanei, nel senso di discernere la verità che le narrazioni evangeliche custodiscono. Una verità etica che sfugge all’interpretazione sacrificale assumendo, invece, la fisionomia dello smascheramento della violenza e dell’appello a convertire i cuori pietrificati in cuori nuovi che abitano la terra secondo il disegno originario di Dio.

Il libro, che ben si presta ad essere uno strumento prezioso per gruppi biblici o di catechesi, merita un’attenta lettura da parte di chiunque voglia comprendere più a fondo la scena della croce.

Lidia Maggi

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Anno XXXII - n. 4 - dicembre 2007

 

 

Marinella Perroni (a cura di)

 

 

Non contristate lo Spirito

 

Prospettive di genere e teologia: qualcosa è cambiato?

 

 

Il Segno dei Gabrielli editori, Verona – 2007, pp.234

 

 

All'origine di questo volume a più mani (1) in cui si collega la riflessione teologica alla categoria di genere, c'è stato nel 2004 un convegno promosso dal Coordinamento Teologhe Italiane.  È incoraggiante vedere questo intreccio tra teologia e prospettiva di genere anche perché l'una e l'altra restano spesso ai margini della ricerca accademica e difficilmente trovano sbocchi divulgativi.

Nella prefazione, Maria Cristina Bartolomei, sottolinea che:”la teologia femminista non è soltanto uno degli ambiti di applicazione del pensiero della differenza sessuale. Essa sta in duplice rapporto con la riflessione filosofica delle donne e col pensiero della differenza sessuale.Da questi ultimi essa ha tratto molti impulsi, pur avendo un autonomo e storicamente antecedente statuto di origine, radicato nella lettura credente della Scrittura e nella fede.

Ma da essa proviene a tale orientamento del pensiero filosofico anche un insostituibile contributo. “Dio è lo specchio dell'uomo. Manca alla donna uno specchio per divenire donna. Avere un Dio e divenire il proprio genere vanno insieme. Dio è l'altro di cui abbiamo assolutamente bisogno” (Luce Irigaray). Al di là della fede nella reale sussistenza di Dio al di fuori del suo essere pensato, Dio rimane un simbolo significativo ed operante nell'immaginario collettivo.

I simboli esprimono un mondo e lo offrono al pensiero. Frutto di esperienza, essi anche lo provocano. Sono attivi. Per questo, simboli maschili e patriarcali di Dio spingono verso il mantenimento di una cultura patriarcale, androcentrica, misogina, anche al di fuori delle chiese”.

  E anche che: “la categoria di 'genere' è stata concepita come evoluzione di quella differenza sessuale, a seconda dei casi, come ampliamento, approfondimento o superamento di quest’ultima. La riflessione investe in modo radicale questioni di fondo, quali il concetto stesso di soggetto, soprattutto di un modo essenzialistico di intenderlo”.

La lettura del volume riserva un'ulteriore positiva sorpresa: si tratta di una raccolta di saggi diversi per taglio disciplinare e per orientamento autorale, tra i quali però vi è una circolarità. Vi sono rispondenze e ricorrenze, un rimbalzare di questioni e di piste di risposte, che conferiscono all'insieme una profonda coerenza e unitarietà, attraverso le differenze.

Vale la pena di rilevare alcuni dei nuclei che innervano il libro.

 In primo luogo due consapevolezze: il fatto che la questione del femminile riguardi non le donne, bensì l'intera umanità, essendo la soglia per accedere alla possibilità del cogliere anche il maschile come differenza e offrendo un approccio metodologico necessario a integrare e garantire la scientificità, ovvero il pieno rigore critico, nei diversi ambiti del sapere; accanto ad essa, la coscienza della centralità e decisività della dimensione del simbolico, vero raccordo sotterraneo tra molti saggi. Tali attenzioni si connettono, da un lato, al tema dell'orizzonte del religioso e del teo-logico, dall'altro al tema del corpo. Su questo asse verticale, si innesta l'altra coordinata, definita dalle dimensioni della storia e della memoria. In tale campo acquistano senso e rilevanza le riflessioni sulla identità-relazione, sul linguaggio e sulle implicazioni etiche e sociopolitiche delle tematiche affrontate.

Su tutti questi nuclei problematici, il volume offre un apporto di grande qualità ed è con gratitudine che va salutata questa pubblicazione.

Ci si augura che tali contenuti e i numerosi stimoli che da essi provengono non solo promuovano altri approfondimenti, ma possano trovare vie e modalità di mediazione, sì da permeare più vastamente la coscienza culturale ed ecclesiale, in particolare nel nostro Paese.

M.Z.

(1) Contributi di: Maria Cristina Bartolomei, Maria Praturfon, Francesca Brezzi,  Marcello Neri, Gianni Colzani, Adriana Valerio, Sandro Mazzolini, Letizia Tomassone, Marinella Perroni, Cristina Simonelli, Stella Morra, Serena Noceti, Nadia Toschi, Morena Baldacci.


   
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