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Anno XXVI - n. 1 - marzo 2006

 

Battista Borsato

Le sfide alla pastorale d’oggi

EDB – pag. 172

 

Di fronte ai mali numerosi del nostro tempo, alcuni propongono con nostalgia il ritorno a forme religiose del passato per i numerosi frutti che esse hanno prodotto. Altri invece con irrequietezza e radicalità tentano inedite vie di religiosità, seguendo mode e favorendo istinti di appartenenza che diano sicurezza. Il problema più urgente della Chiesa attuale è trovare le vie per rinnovare senza perdere nulla di significativo in tutto ciò che la fedeltà delle generazioni precedenti ha accumulato. Ma in questo passaggio non è sempre chiaro ciò che deve restare e ciò che invece può e deve essere modificato. Urgente quindi è discernere e verificare in concreto quali elementi della tradizione debbano essere accolti e sviluppati, e quali invece lasciati cadere. E ciò per tutti gli aspetti della vita religiosa: rituale, pastorale, morale e dottrinale. Questa operazione non può essere ridotta a un semplice inventario di cose da lasciare o conservare, ma esige l’esercizio simultaneo di numerosi atteggiamenti spirituali: la gratitudine per le grandi testimonianze dei santi, la penitenza per i numerosi errori del passato, l’ascolto fedele della Parola e la lettura attenta dei segni dei tempi, il coraggio di rispondere con pronta generosità alle sollecitazioni della storia. Non è sempre facile, ma occorre provare tutti insieme e ogni giorno rinnovare il tentativo.


Don Battista Borsato si mostra sempre attento a questi problemi e appare molto esperto nel discernimento dei tempi. A ogni pagina si avverte l’attenzione alle esigenze delle nuove generazioni e la preoccupazione di non ferire chi vive la fede ancorato a modelli ormai desueti. C’è da augurarsi che tali atteggiamenti si diffondano sempre più nella Chiesa e preparino quel clima di fedeltà che renda possibile l’urgente profonda conversione della chiesa occidentale. Già il concilio Vaticano II ne aveva delineato i contorni; sconvolgenti eventi successivi ne hanno indicato importanti risvolti, l’attuale drammatica situazione del mondo offre riferimenti inequivocabili e le giovani chiese con i loro profeti ne sollecitano la realizzazione. Sta alle nostre comunità, accogliere la sfida e ritrovare nella lunga tradizione la forza per le grandi decisioni. L’augurio è che anche questo libro le possa favorire.

C. Molari

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Anno XXXI - n. 2 - giugno 2006

 

Enzo Bianchi

La differenza cristiana

Einaudi – pag. 117

 

“I cristiani sono convinti che, per vivere insieme, gli abitanti della polis, i “cittadini”, debbano elaborare un ethos comune, mai dissociando, natura, humanitas e ragione; i cristiani pensano che ci debba essere una norma che fonda i diritti che competono a qualsiasi uomo di fronte a qualsiasi legge, pensano che in ogni essere umano, cristiano o no, ci sia una legge, un ethos non rivelato, non scritto, non codificato, ma veramente presente ed eloquente. Se così non fosse, in cosa consisterebbe l’universalità dell’umano, che cosa accomunerebbe gli uomini di tutti i tempi e di tutte le culture, quale identità avrebbe l’ ‘umano’ ”?

È ancora possibile una Chiesa che sia presidio di autentico umanismo, spazio di dialogo e di recupero di principi condivisi, luogo di confronto tra etiche e atteggiamenti individuali e sociali diversi? E la laicità dello Stato sa essere l’ambito in cui tutti, anche gli stranieri, si possono sentire accolti, capiti e rispettati nella loro diversità di cultura e religione? Una grande sfida attende oggi la nostra società complessa: la quotidiana lotta contro il ritorno della barbarie e la scomparsa di principi condivisi e fecondi di senso.

Queste riflessioni accolgono gli stimoli che vengono da eventi ordinari, ma vorrebbero aiutare a “pensare in grande”, a cogliere nel frammento qualcosa del tutto, a ridare dignità e ampiezza di visione a prospettive troppo spesso tentate di ripiegarsi su un angusto cortile.

B.C.M.

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Anno XXXI - n. 3 - settembre 2006

 

 

Franco Giulio Brambilla

 

Cinque dialoghi su Matrimonio e famiglia

 

Edizioni Glossa – Milano 2005, pp. 170

 

 

La parola cristiana sul matrimonio e la famiglia è spesso carica di impegni, ma povera di significati.

Essa appare molto idealizzante all’inizio della vita a due, quando l’esperienza dell’innamoramento è già piena di parole entusiaste, ma risuona scarsamente capace di dare significati per vivere nella vita quotidiana e nel momento della prova.

Anche gli imperativi morali delineano per lo più lo spazio del lecito e dell’illecito, invece di fornire prospettive per la “vita buona”.

Oggi la vita a due è “sentita” come buona quando la relazione affettiva riaccende continuamente un sentimento di ben-essere nella coppia, essa fatica invece a ritrovare la dimensione progettuale della vita comune.

Tuttavia il sogno della vita di coppia e, più ancora, l’avventura della comunità familiare ha bisogno di significati per vivere.

Per questo c’è bisogno di “dialogo”, cioè di un senso (lògos) che passi attraverso (dià), una parola che sia capace di alimentare il sogno di una vita a due come un “dono promettente” e la scelta della generazione come una sfida al futuro. Anzi per il proprio futuro.

I cinque dialoghi, su cui l’Autore - Docente di Cristologia e di antropologia teologica alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale - ha costruito il testo, seguono e fanno da contrappunto ad alcune stagioni della vita della coppia e della famiglia, dal fidanzamento al tempo della prova. 

F.B.

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Anno XXVI - n. 4 - dicembre 2006

 

Battista Borsato


L’avventura sponsale

Linee di pastorale coniugale e familiare


EDB, Bologna 2006 – pagg. 286

 

Ecco un prete innamorato dell’amore umano ed ecco il suo libro, che si presenta fin dalla prima pagina come una lettura feconda, perché unisce la lode per “l’avventura umana più avvincente ed esuberante” – come l’autore definisce l’incontro dell’uomo e della donna – con la consapevolezza della sua fragilità. Dalla percezione combinata di quell’esuberanza e di quella fragilità viene il doppio registro del volume, che vorrebbe porsi come una guida sapiente a trarre dalle risorse dell’amore le indicazioni per portare rimedio alle sue tante crisi.

Da uomo che vive nel matrimonio trovo efficaci le indicazioni centrali per la vita di coppia offerte dal volume: non banalizzare la sessualità, perché essa attinge al “mistero” della persona, e tenere “sveglio” l’amore. Ma l’opera non evita le questioni dolorose, e questo è il suo pregio. Vorresti magari fermarti a paragrafi intitolati Anche Dio è felice e prova piacere, Il primo compito di due sposi è amarsi. Ecco invece che l’autore ti guida risoluto ad affrontare la discussione delle “novità” sfumate del fidanzamento, di quelle corpose delle convivenze e di quelle drammatiche dei divorziati risposati. Sia per le convivenze, sia per i risposati sollecita “con umiltà e coraggio” una nuova misericordia.

Credo che i capitoli sulle convivenze e i risposati costituiscano il meglio di quanto prodotto in Italia fino a oggi e invito i vescovi a prenderne visione. Più che dai teologi io credo che sarà dal vissuto comunitario che verranno le indicazioni più convincenti. Questo volume è come il frutto maturo d’una lunga stagione alla quale tanti hanno dato un apporto.

“Da giovane sacerdote imparai ad amare l’amore umano”: così papa Wojtyla nel capitolo sui giovani del volume Varcare la soglia della speranza (Mondadori, Milano 1994, pag. 138). Anche don Battista ha imparato da giovane e ha poi sempre coltivato quella passione. Egli appartiene alla schiera dei sacerdoti che hanno lavorato per una nuova inculturazione dell’ideale sponsale che viene a noi dalla Bibbia, perché esso potesse essere proposto nella lingua corrente alle donne e agli uomini di oggi e loro potessero incarnarlo nel linguaggio odierno dei corpi e degli affetti.

(dalla Prefazione di Luigi Accattoli)

   
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