Anno XLII - n. 3 - settembre 2017

  

Editoriale

 

                     La Torà, una volta donata agli uomini,

                     non è più nei cieli (Dt 30,12), ma nel nostro cuore,

                     per compierla e interpretarla, e su di essa Dio non

                     può esercitare alcun diritto di proprietà e interpretativo …

                     e di conseguenza la Torà è affidata esclusivamente

                     alla responsabilità dei Maestri e di ogni uomo,

                     in ogni generazione. [1]

Nel giro di poche settimane la morte ha visitato la nostra redazione e si è portata via Roberto Brusutti e Luigi Maini.

Entrambi provenivano dall’esperienza dei Gruppi di spiritualità coniugale e famigliare, erano cresciuti alla scuola di d. Germano Pattaro, erano stati tra i fondatori della nostra rivista e facevano parte, fin dall’inizio, del gruppo redazionale.

Luigi parlava poco, ma era puntualmente attento ai passaggi critici della discussione, in coerenza con la sua duplice fedeltà alla Parola di Dio e alla parola dell’uomo.

Di Roberto credo possa parlare l’articolo che pubblichiamo: Germano Pattaro – beni preziosi. E’ il suo ultimo scritto per Matrimonio, che egli si proponeva di rivedere, dopo la discussione in redazione, ma che abbiamo comunque ritenuto di pubblicare nell’ultima stesura disponibile.

Mi pare che ci sia un filo conduttore sotterraneo tra gli articoli di questo numero di Matrimonio: la Bibbia, primo e secondo testamento. E’ il codice fondamentale del cristianesimo, ma nella sua lettura possiamo porci a due estremi: da un lato possiamo farne una lettura letterale, sacralizzando ogni parola, dichiarandola Parola di Dio; dall’altro possiamo farne una lettura arbitraria, minimizzando la parola di Dio ed enfatizzando la parola dell’uomo, fino a negare alla Scrittura ogni valore di verità in nome della modernità e della cultura scientifica.

Le parole su riportate ci ricordano che la Bibbia è Parola di Dio espressa nel linguaggio dell’uomo, affidata alla responsabilità dell’uomo, rispettoso della continuità col passato, ma aperto all’innovazione che i mutamenti culturali richiedono.

Questa doppia dimensione della continuità e dell’innovazione richiede una lettura dei testi biblici, non solo personale, ma anche comunitaria, in un dialogo che accoglie le differenze integrandole.

Tutta la riflessione di d. Ruggieri (La sinodalità nella chiesa), benché non abbia a tema la Bibbia, rimanda alla responsabilità personale e comunitaria della sua lettura e interpretazione.

Anche la riflessione di A. Casati ci richiama al rischio di una lettura distorta e fuorviante della Bibbia: “Non raramente, rifiutato non è il volto vero di Dio, ma il volto contraffatto di Dio, la sua sconsacrazione o la sua banalizzazione … per esempio, Dio prende il volto del Dio sorvegliante e non del Dio custode … nelle pagine più illuminate e più luminose della Bibbia il “Dio ti vede” è per dirti che puoi essere un cucciolo d’uomo, sperduto in un deserto, ma Dio ti vede, ha un pensiero per te. Dio è custode, salvezza del tuo volto”.

Chiude il numero una pagina scritta dal Gruppo di presbiteri e laici di Trieste “Camminare insieme”: (Non a tutti piace la primavera), che pure ci ricorda che le critiche a papa Francesco si appoggiano spesso su una lettura letterale e parziale della Bibbia: “Molto si parla, ma astrattamente e distaccatamente, di dottrina e di morale, soprattutto sessuale ,,, infarcita peraltro di condanne astiose, dimenticando che quel Maestro aveva detto: ‘Chi è senza peccato, scagli la prima pietra’… e ‘Ero straniero e mi avete ospitato’…“

 Furio Bouquet

 


[1] Gianpaolo Anderlini, esperto di ebraismo; “Cercate Dio dove si fa trovare” (Is, 55,6) Esodo, giugno 2017, pag. 4.

 


 

 

   
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