Anno XXXVIII - n. 1 - marzo 2013

EDITORIALE

                                    Viviamo in una stagione e in una società la cui complessità
                                richiede da parte di tutti e di ciascuno un’assunzione
                                consapevole di responsabilità, di capacità cioè di
                                “rispondere”, in modo coerente ai propri principi,
                                agli interrogativi antichi e sempre nuovi che la vita
                                quotidiana e la convivenza civile non cessano di porre.

                                                                                                          E. Bianchi

Nel presentare questo numero di Matrimonio non possiamo non esprimere tutta la nostra gratitudine a Benedetto XVI, che col suo gesto consapevole e coraggioso ha aperto un passaggio inedito e di straordinaria portata nella storia della Chiesa, dopo aver rivelato con dolore che il suo volto è stato deturpato dagli scandali della pedofilia (che in realtà rimandano al più ampio tema della sessualità) e delle lotte intestine all’interno della Curia romana (che a loro volta rimandano al rapporto tra la Chiesa e il potere nella sue diverse forme).

Toccherà al suo successore affrontare questi problemi di non facile soluzione, ma intanto Benedetto, con un gesto d’amore e di fedeltà alla Chiesa, ha aperto la strada e dobbiamo essergliene grati.

Le parole di Enzo Bianchi su riportate sembrano particolarmente adatte a presentare questo numero di Matrimonio e l’annata che con esso inizia.

Questo numero di Matrimonio inaugura un’annata in cui vorremo affrontare due temi di diversa complessità, ma di uguale rilevanza nel momento che stiamo attraversando: quello del contenuto da dare ad un’espressione tanto spesso utilizzata, dopo che il Concilio Vaticano II l’ha messa al centro della riflessione sulla Chiesa (chiesa dei poveri) e quello del riconoscimento delle unioni omosessuali, nel quadro più generale di una sessualità che non può più essere letta solo alla luce dell’espressione biblica “maschio e femmina li creò”, acriticamente ripetuta.

Ci rendiamo conto che si tratta di temi ardui, che da un lato si confrontano con la posizione tradizionale del magistero ecclesiale e dall’altro esigono di non essere liquidati semplicisticamente, in un senso o nell’altro.

Matrimonio non ha mai nascosto la sua duplice fedeltà, da un lato al Dio annunciato e testimoniato da Gesù il Cristo e dall’altro all’uomo cui il messaggio evangelico è diretto, con ciò ponendosi come luogo di ascolto e di ricerca.

E’ con questa consapevolezza che abbiamo chiesto a due esperti di introdurci a queste tematiche: Franco Delben (vice-presidente dell’associazione “Etica-srg” la cui mission è quella di promuovere la consapevolezza delle conseguenze che l’uso del denaro può comportare e di riaffermare l’importanza dei valori e dell’etica nella gestione del denaro) e Giuseppe Trentin (teologo morale che i nostri lettori hanno già avuto modo di conoscere e apprezzare).

F. Delben richiama la nostra attenzione sul fatto che il risultato del modello di economia oggi dominante “è l’arricchimento di pochi, la forbice sempre più divergente tra i ricchi (persone o Stati) e i poveri e l’aumento di coloro che muoiono di fame o di sete” e ci fa presente che“sarebbe un errore credere che noi, singoli, famiglie e realtà associative, non

possiamo nulla per arrestare queste derive. Invece il nostro potere è enorme: è nostro il denaro che la finanza trasferisce da un capo all’altro del mondo; è nostro il potere di orientare il mercato con i nostri acquisti e con l’uso di strumenti finanziari adeguati”.

G. Trentin parte dalla presa d’atto che ormai la “questione dell’omosessualità” non può più essere rimossa e chiede una riflessione seria, e suggerisce che un buon punto di partenza per affrontare la questione potrebbe essere partire dal concetto di dignità della persona come soggetto consapevole, libero e responsabile” al fine di “superare tanto il pericolo del naturalismo biologico, quanto quello… del riduzionismo culturale” a partire dall’assunto che “nella persona natura e cultura sono indissociabili in quanto rappresentano due dimensioni essenziali della sua identità”.

In questo numero Matrimonio prosegue il suo ripensare al Concilio Vaticano II, proponendo l’intervento conclusivo di Raniero La Valle al Convegno “Chiesa di tutti, chiesa dei poveri” svoltosi nel settembre u.s. per celebrare i 50 anni dall’inizio del Concilio, di cui nei numeri precedenti sono già stati pubblicati altri interventi.

La Valle, intitolando il suo intervento “Il concilio nelle vostre mani”, ci richiama al fatto che “come discepoli, anche noi siamo dentro una successione; non c’è solo la successione apostolica, che da Pietro e dagli altri apostoli arriva fino ai nostri vescovi e al papa: c’è anche una successione laicale che, dai discepoli anonimi che Gesù amava, è giunta fino a noi … anch’essa fa parte della Tradizione che viene da Gesù e che insieme alla Scrittura porta con sé la divina rivelazione e rende attuale per ogni generazione la parola di Dio”.

Completano il numero gli articoli di d. Battista Borsato (Un Dio che si fa toccare), di B. S. (La fontana malata) e il “frammento” Storie e gridi.

D. Battista propone due significati dell’espressione “un Dio che si fa toccare”: “il primo significato riguarda la vicinanza di Dio: Dio non è l’invisibile, l’intoccabile, il separato, ma colui che si è abbassato fino a farsi uomo, fino a farsi toccare, fino ad essere uno di noi”; ma c’è un altro significato, quello che “riguarda l’affettività di Gesù: il farsi toccare indica

la tenerezza e l’affetto che si esprimono attraverso il corpo” e in questo senso “si può capire l’affermazione del teologo ortodosso Jannaras: viviamo il dramma di un cristianesimo senza passione, senza gioia. Viviamo il dramma di un cristianesimo senza eros”.

B.S. ci fa il dono prezioso di una meditazione, sulla sua personale, dolorosa, esperienza vissuta della malattia della sua sposa: “Purtroppo lamalattia fa perdere in lei tutta laricchezza di una vita intensa, tralenebbiepiùfitte … Misembrachetuttosiconcentriinunadomandacheriappareavolteasorpresa: ‘Matumivuoiancorabene?’ (quel'“ancora” mi strazia). ‘Certochetenevoglio!Etu,ribatto,menevuoi?’ Miguardasmarrita;e in gola mi sale ungroppo,che reprimo subitoconunsorriso,chelatranquillizzaerassicura. Sento che solo ilcaloredellapresenzaserenasiailsegnodell’amorecheviveinnoiancheesoprattutto in questi momentidifficili”

Quanto al frammento “Storie e gridi”, nel numero precedente abbiamo pubblicato la Lettera aperta del Laboratorio Sinodale Laicale in occasione del Convegno mondiale delle famiglie, del 2012. La lettera si completava col racconto di alcune esperienze per “essere fedele alle donne e agli uomini del nostro tempo” dando voce “a uomini e donne … non impalliditi nell’astrattezza di una categoria, ma colti e amati nella concretezza delle loro storie”.

Affidiamo il nostro augurio di buona Pasqua, a tutti coloro che ci leggono, alle parole dell’anonimo poeta indiano: “Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo, ma tutto quello di cui avevo bisogno. La mia preghiera è stata ascoltata”.

Furio Bouquet

   
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