Anno XLIII - n. 3 - settembre 2018

  

Editoriale

 

                                                           

                                     

                                                                     La paura ha bussato alla porta,

                                                                     la fede ha aperto.

                                                                     Non c’era nessuno là fuori.

                                                                                    Martin Luther King

Le parole di Martin Luther King ben si adattano alla situazione che stiamo vivendo, contrassegnata da un timore diffuso per la propria sicurezza, da una paura senza fondamento, alimentata ad arte per ottenere il consenso ad una politica anti-immigrazione, figura della più generale esclusione delle fasce più deboli della nostra società.

Questa politica arriva a fare scelte disumane, come tutti abbiamo potuto vedere nella vicenda della nave Diciotti e tuttavia raccoglie un consenso superiore al 60 % degli intervistati, tra i quali molti si dichiarano “cristiani”.

E’ una situazione che ci interpella, come singoli e come famiglie, chiamati da papa Francesco a promuovere e a realizzare comportamenti di accoglienza e di integrazione.

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In questo numero continuiamo a riflettere sull’Enciclica Humanae vitae, di cui ricorrono i cinquant’anni dalla pubblicazione.

Il teologo morale Giannino Piana, che tante volte ci ha aiutati a riflettere su temi diversi, scrive: “A cinquant’anni dalla sua promulgazione l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI non cessa di far discutere. Nessun altro documento del post-concilio ha suscitato infatti un dibattito tanto ampio e acceso. Ma soprattutto nessun altro documento ha ricevuto, nello stesso periodo, critiche così severe, non solo all’esterno della chiesa, ma anche all’interno da parte di vescovi, di teologi e soprattutto di numerosi coniugi cristiani”.

Quella di Alexandra Kania, seconda moglie del sociologo Zygmunt Bauman e quella di Altiero Spinelli, uno dei profeti dell’Unione Europea, sono la testimonianza di due relazioni d’amore e del legame tra amore ed eros, che l’invito a vivere “come fratello e sorella”, rivolto ai divorziati risposati, di fatto nega: Vuole sapere cosa vuol dire innamorarsi a ottant’anni? Niente di diverso che innamorarsi a sedici anni … non è affatto vero che le persone anziane non siano più capaci di provare desiderio sessuale, intimità, emozioni forti, dedizione l’uno all’altro (A, Kania); “Scoprimmo d’un colpo e reinventammo giorno dopo giorno insieme cosa vuol dire vivere all’unisono, in una coincidenza completa di erotismo e amore, nell’ebbrezza e nella sobrietà, nella gioia e nel dolore, nel lavoro e nell’ozio, nelle vittorie e nelle sconfitte, nella salute e nella malattia. E così sarà fino alla nostra ormai prossima fine (A. Spinelli).

E pensando alla fine della vita Paolo Benciolini esplora il senso delle “relazioni d’amore” alla luce della legge n. 219/2017, comunemente chiamata del “Biotestamento”. “A ben guardare, una legge capace di aiutare la coppia amorosa ad avviare e proseguire anche nella malattia e fino agli ultimi giorni il cammino della propria relazione d’amore … Un cammino e un impegno capaci di accogliere la persona amata come era e come, nel tempo e nell’evolversi della malattia, sta divenendo”.

Nell’editoriale del numero precedente di Matrimonio abbiamo preannunciato che saremmo tornati sull’articolo di mons. Luis Ladara, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicato sull’Osservatore romano il 30 maggio 2018 col titolo “Il carattere definitivo della dottrina di Ordinatio sacerdotalis”.

Oggi affidiamo l’approfondimento del tema alla riflessione di d. Vittorio Mencucci, Autore del libro “Donna sacerdote? Ma con quale chiesa?” Ed. Il pozzo di Giacobbe – 2017.

Dopo un’accurata analisi storica, d. Mencucci osserva: “Non rimane che … la tradizione, ma la tradizione è facilmente influenzata dalla cultura e dal costume delle varie epoche che attraversa. Questo esige l'analisi e il vaglio critico di tutti gli elementi per evitare che sia presa per verità di fede ciò che è soltanto un pregiudizio di un'epoca” e conclude “La Chiesa per cui ho speso le energie della mia vita e per cui ho rinunciato ad amare una donna, non è in grado di pensare la fede in rapporto al nostro tempo e rimane legata agli schemi già fissati dal medioevo e ora ha paura della propria ombra”.

Luisa Solero racconta, con la consueta delicatezza, la storia di una famiglia che si porta dentro un dolore, che il tempo non riesce a lenire.

Abbiamo voluto proporre lo scambio di lettere tra l’Assemblea di Pro Civitate Christiana e una signora che al raduno della Lega a Pontida aveva esibito un cartello con la scritta “Se non vuoi il crocifisso torna al tuo paese”.

Nella sua replica alla lettera di Pro Civitate Christiana la signora afferma: “avete smesso di proclamare il Vangelo e avete aperto agli atei, ai musulmani, ai gay, ai protestanti , a Lutero... cioè a coloro che molto spesso sputano al Crocifisso e non riconoscono il Salvatore … State rinnegando la vittoria di Lepanto, state rinnegando il Concilio di Trento, state rinnegando il Catechismo, state rinnegando la fede cristiana.

Viene spontaneo pensare che queste accuse non siano destinate solo all’Assemblea di Pro Civitate Christiana, ma a tutta la svolta che papa Francesco cerca di imprimere alla Chiesa.

Auguri per un matrimonio misto fa riferimento alla scelta di “Jasmin, ebrea israeliana, e Tommaso, italiano cattolico, di celebrare le loro nozze “del cuore” a Tel Aviv, di fronte alle proprie famiglie, agli amici e a tutte le persone che vogliono loro bene, lo scorso agosto. Lo hanno fatto esercitando pienamente il loro ministero di sposi, senza la presenza né di religiosi né di rappresentanti civili”.

La lettera della madre di Tommaso, cristiana italiana, e quella del padre di Jasmin, ebreo israeliano, esprimono, a partire dal diverso contesto culturale, il fervido augurio agli sposi.

Chiude il numero la preghiera del Cardinal C. M. Martini scritta nel 2009, che ci sembra esprimere la difficoltà, che spesso proviamo, di metterci di fronte a Dio e di cui sono testimonianza alcuni degli scritti che compaiono in questo numero di Matrimonio.

Furio Bouquet

 

   
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