Anno XL - n. 1 - marzo 2015
Editoriale
Viviamo un tempo segnato dal riemergere di nuove forme di violenza, che sembrano far regredire l’umanità ad una barbarie che credevamo superata: le stragi di Parigi, la crudele serie di decapitazioni di persone rapite, l’orribile morte data col fuoco, l’insopportabile crocifissone di cristiani, la trasformazione di bambini imbottiti di esplosivo in strumenti inconsapevoli della propria e dell’altrui morte…
Ma, a fronte di ciò, non possiamo dimenticare gli orrori che hanno visto e vedono vittime quelli che oggi sono guardati come carnefici: il massacro di Srebrenica, le torture disumane dei carceri di Abu Ghraib e di Guantanamo, l’infinita strage di migranti nel Mediterraneo…
Dopo la manifestazione di Parigi e i reiterati inviti unilaterali alle comunità islamiche a dissociarsi dagli attentati terroristici, siamo stati tentati di scegliere il silenzio (non quello dell’indifferenza, ma quello della pietà), ma i frequenti, accorati richiami di papa Francesco e quello del discorso di insediamento del Presidente Mattarella, rivolto non solo ai politici impegnati in Parlamento, ma a tutti i cittadini, ci hanno ricordato che spetta a tutti impegnarsi per concorrere a superare un male che sembra invincibile.
La coppia e la famiglia possono essere luogo di educazione al rispetto dell’altro, al rifiuto della violenza, alla costruzione della pace e di un mondo più umano, segno visibile del Regno di Dio che irrompe.
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Anno XL - n. 2 - giugno 2015
Editoriale
I più attenti tra i nostri lettori avranno notato le modificazioni della copertina della nostra rivista, e in particolare la maggior evidenza del sottotitolo “in ascolto delle relazioni d’amore” e lo spostamento in seconda di copertina della nostra dichiarazione programmatica, diventata “Là dove c’è una relazione d’amore là traspare il volto di Dio”
Questa scelta nasce da tre considerazioni: la prima, che il punto d’osservazione in cui continuiamo a collocarci è quello storico del matrimonio tra un uomo e una donna; la seconda, che il nostro sguardo abbraccia tutte le relazioni d’amore autentiche, nella convinzione che ogni relazione d’amore ci fa intravvedere la verità che abita nel profondo di ogni essere umano, così che cogliamo la presenza divina dentro di noi; la terza, che l’atteggiamento fondamentale che ci caratterizza è quello dell’ascolto, in un tempo in cui molti parlano e pochi ascoltano, producendo un mare di parole che rischia di essere distruttivo.
Ascoltare significa fare spazio agli altri e porsi nella posizione di chi sa di aver anche da imparare e non solo da insegnare, di chi si pone molte domande invece di presumere di avere tutte le risposte.
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Anno XL - n. 3 - settembre 2015
Editoriale
Una nuova alleanza dell’uomo e della donna è necessaria
per l’emancipazione dei popoli dalla colonizzazione del denaro.
Essa decide l’abitabilità della terra, la trasmissione del sentimento della vita,
i legami della memoria e della speranza.
Di questa alleanza, la comunità coniugale-famigliare dell’uomo e della donna
è la grammatica generativa.
Il mondo creato è affidato all’uomo e alla donna:
quello che accade tra loro dà l’impronta a tutto.
Papa Francesco
Quello citato è un brano tratto da una più ampia e, a nostro giudizio rivoluzionaria, riflessione di papa Francesco sul ruolo della donna nella comunità ecclesiale (e non solo), che chiede di abbandonare “luoghi comuni persino offensivi”(la donna tentatrice) ancora presenti in alcuni ambiti della Chiesa (e non solo), e di riconoscere che “c’è spazio per una teologia della donna che sia all’altezza di questa benedizione di Dio”.
Ne daremo conto nel prossimo numero di Matrimonio, ma qui vorremmo rilevare che nel suo intervento papa Francesco fa diretto riferimento all’imminente Sinodo sulla famiglia, al quale è dedicato questo numero di Matrimonio.
Siamo consapevoli del fatto che si è chiuso il tempo dei contributi alla preparazione del Documento di lavoro (Instrumentum Laboris) per lo svolgimento del Sinodo, che anche la nostra Rivista ha offerto in tutti i numeri che sono seguiti al n. 3/2013 dove abbiamo risposto al primo questionario con cui il vescovo di Roma ha deciso di interrogare il sensus fidelium.
Ma siamo altresì consapevoli del fatto che lo stile della sinodalità, più volte richiamato da papa Francesco, non si esaurirà con la celebrazione del Sinodo, ma continuerà a caratterizzare il confronto all’in-terno del popolo di Dio.
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Anno XL - n. 4 - dicembre 2015
Editoriale
“L’uomo biblico crede, non spera,
che ciò che tarda avverrà”.
Paolo De Benedetti [1]
Siamo entrati nel tempo d’Avvento, tempo d’attesa che si realizzi l’augurio: “Pace in terra agli uomini che Dio ama”.
In mezzo al frastuono dei mitra, delle bombe, dei kamikaze che si fanno esplodere, degli aerei che bombardano in Siria e in Irak, delle parole gridate irresponsabilmente, voci inermi come quelle di Antoine Leiris, che a Parigi ha perso l’amata sposa ed è rimasto con un figlio di 17 mesi (“non avrete il mio odio e nemmeno il suo”) e dei genitori di Valeria Solesin (che hanno voluto per la figlia uccisa a Parigi una cerimonia funebre che non fosse segno di divisione tra le grandi religioni monoteiste, ma segno di unità) illuminano l’orrore e ci fanno dire con Paolo De Benedetti “ciò che tarda avverrà”.
Avverrà se lo vorremo, avverrà se non aderiremo alla voglia di vendetta, avverrà se non cederemo allo sconforto e alla disperazione, avverrà se faremo la nostra parte là dove la vita ci ha collocati, e avverrà finché esisteranno quelle relazioni d’amore delle quali “Matrimonio” si è messo in ascolto.
E’ a questa certezza che affidiamo l’augurio di un buon Natale ai nostri lettori.
[1] Paolo De Benedetti: Ciò che tarda avverrà Ed. Qiqajon – Comunità di Bose, 1982.