Anno XL - n. 4 - dicembre 2015
Editoriale
“L’uomo biblico crede, non spera,
che ciò che tarda avverrà”.
Paolo De Benedetti [1]
Siamo entrati nel tempo d’Avvento, tempo d’attesa che si realizzi l’augurio: “Pace in terra agli uomini che Dio ama”.
In mezzo al frastuono dei mitra, delle bombe, dei kamikaze che si fanno esplodere, degli aerei che bombardano in Siria e in Irak, delle parole gridate irresponsabilmente, voci inermi come quelle di Antoine Leiris, che a Parigi ha perso l’amata sposa ed è rimasto con un figlio di 17 mesi (“non avrete il mio odio e nemmeno il suo”) e dei genitori di Valeria Solesin (che hanno voluto per la figlia uccisa a Parigi una cerimonia funebre che non fosse segno di divisione tra le grandi religioni monoteiste, ma segno di unità) illuminano l’orrore e ci fanno dire con Paolo De Benedetti “ciò che tarda avverrà”.
Avverrà se lo vorremo, avverrà se non aderiremo alla voglia di vendetta, avverrà se non cederemo allo sconforto e alla disperazione, avverrà se faremo la nostra parte là dove la vita ci ha collocati, e avverrà finché esisteranno quelle relazioni d’amore delle quali “Matrimonio” si è messo in ascolto.
E’ a questa certezza che affidiamo l’augurio di un buon Natale ai nostri lettori.
Di altro tenore, ma di grande interesse ci è sembrata la Lettera al mondo musulmano del filosofo musulmano Abdennour Bidar, di cui pubblichiamo una sintesi, comparsa sulla rivista Huffington Post.
L’autore si domanda: “Da dove vengono questi crimini … quali sono “le radici di questo male…?” E abbozza una risposta: l’inadempienza nello stabilire democrazie sostenibili che riconoscano la libertà di coscienza… ; le difficoltà croniche nel migliorare lo status delle donne verso l’uguaglianza, responsabilità e libertà; l’incapacità del potere politico di liberarsi dal controllo delle autorità religiose; e l’incapacità di stabilire rispetto, tolleranza e riconoscimento del pluralismo religioso e delle minoranze religiose.
Ed è alla speranza che inizi questo percorso che affidiamo l’augurio ai nostri lettori di un sereno anno nuovo.
L’articolo redazionale rappresenta una prima lettura della Relazione finale del sinodo sulla famiglia, nel quadro dell’impegno preso con i lettori di non lasciar cadere le tante proposte esplicite o appena abbozzate che ne emergono. In attesa anche del documento che il Vescovo di Roma ne trarrà, continueremo ad approfondire alcuni dei temi enucleati in questo primo approccio alle conclusioni del Sinodo, facendo nostre le parole dell’intervento di papa Francesco alla conclusione dello stesso: “L’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono”.
L’articolo di d. Dario Vivian si colloca su questa linea e anticipa la decisione, presa in Redazione, di riprendere e approfondire alcuni dei temi della Relazione finale del Sinodo, offrendoci un approfondimento sul tema della fecondità a partire dalla domanda “Quale fecondità nell’amore?”
L’autore dichiara fin dall’inizio che “la fecondità ha un valore più grande della semplice fertilità”. E continua dicendo: “La sessualità, al di là di come ciascuno di noi la vive nella sua storia personale, è l’inscrizione in ciascuno della possibilità di incontrare l’altro nella sua differenza.
La vera sfida è di custodire l’alterità dell’altro sempre e comunque… Questa differenza accolta, posta nel cuore della relazione, fa sì che tutta la realtà sia esplosiva di fecondità”
Sempre in rapporto al tema del Sinodo, Luisella Paiusco ci ha offerto la riflessione-meditazione: “Qualche spunto biblico sulla famiglia”, soffermandosi in particolare sul libro dei salmi, “Insieme di canti… che fa da colonna sonora dell’intera raccolta biblica… l’indicatore di una religiosità comunitaria e personale che si esprime nella forma della supplica, dell’invettiva, della domanda, della riflessione, con un’infinità di sfumature”.
Pubblichiamo, in coerenza con la convinzione che il confronto delle idee sia sempre fecondo, dopo averne discusso a lungo in redazione, la lettera di critica di padre Francesco Panizzolo e di don Alberto Albertin all’articolo di Luisa Solero (A proposito della nullità del matrimonio - Matrimonio 2-2015), inviata alla nostra rivista nel settembre u.s.
Conosciamo la lettera di risposta di Luisa Solero, ma poiché essa stessa la definisce “privata”, non riteniamo corretto pubblicarla, come invece facciamo della breve risposta “a caldo” di Furio Bouquet, come direttore di Matrimonio.
Rinnoviamo ai nostri lettori l’augurio di un buon Natale, facendo nostre le parole di Karl Rahner [2]. Vogliamo meditare: “Il mistero della fede che questa festa annuncia, mistero che in questa solennità deve essere accolto nell’intimo del nostro cuore, della nostra esistenza, con impegno sempre nuovo, affinché a celebrare il Natale non siano solamente la chiesa con la sua liturgia e la società borghese col suo traffico di questi giorni”.
Furio Bouquet
[1] Paolo De Benedetti: Ciò che tarda avverrà Ed. Qiqajon – Comunità di Bose, 1982.
[2] Karl Rahner – Dio si è fatto uomo Ed. Queriniana, 1976