Anno XLIII - n. 1 - marzo 2018

  

Editoriale

 

                                    

                                 La scelta responsabile della genitorialità presuppone

                                 la formazione della coscienza [1]

                                 I coniugi si formeranno un retto giudizio:

                                 tenendo conto sia del proprio bene personale

                                 che di quello dei figli, tenendo conto del bene

                                 della comunità familiare, della società, della chiesa. [2]

I lettori più attenti avranno notato che la copertina di questo numero di Matrimonio è diversa da quelle consuete: essa nasce dal logo di quello che è stato proclamato l’anno della misericordia.

Le citazioni su riportate fanno riferimento alla scelta redazionale di rivisitare nel corso di quest’annata l’enciclica Humanae Vitae (HV), di cui ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione (1968), continuando nel contempo l’approfondimento, già avviato, dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia (AL).

HV è riduttivamente ricordata solo per gli aspetti normativi della procreazione, anche perché il sottotitolo dell’enciclica recita: sulla regolazione della natalità.

In realtà il documento di Paolo VI, sulla linea del Concilio Vaticano secondo, dedica molto spazio alla riflessione sul significato della relazione coniugale e sulla spiritualità - coniugale e famigliare - che la contrassegna e questo è un aspetto che merita ancora attenzione.

Abbiamo pensato di iniziare la nostra rivisitazione di HV riproponendo una sintesi degli interventi di un certo numero di coppie che la Redazione di quello che allora si chiamava ancora “Notiziario dei gruppi di spiritualità familiare” ha invitato a commentare l’enciclica appena uscita

Gli interventi sono stati pubblicati sul n. 27-28 (1968) del Notiziario [3], che riporta anche le riflessioni di alcuni teologi: riproponiamo oggi la riflessione del teologo moralista Enrico Chiavacci.

Lidia Maggi, cogliendo lo spunto da un libro di Dario Vivian [4], richiama la nostra attenzione sul fatto che “La Bibbia non ci   narra l'amore umano con un linguaggio idealizzato, disincarnato dalle storie effettive. I nostri progenitori, le nostre madri e i nostri padri della fede, hanno conosciuto le fatiche che anche noi viviamo nelle nostre relazioni affettive. E la Scrittura sceglie di custodire queste storie, facendoci entrare nelle pieghe di amori feriti, piuttosto che in improbabili celebrazioni patinate.”

La riflessione di Angelo Recusani sul tema “Coscienza e discernimento” in AL si ricollega in qualche modo a quella di Lidia Maggi. Scrive Recusani: “Stentiamo a dare spazio alla coscienza dei fedeli” (AL). ”La difficoltà, la paura, la fatica di interrogare la coscienza è talvolta anche dei fedeli, che sono rassicurati dalla norma e dalle regole”.

I successivi articoli si muovono sulla linea già aperta in numeri precedenti della nostra rivista: proporre delle brevi riflessioni su passaggi di AL che hano attirato l’attenzione dei redattori, nell’attesa di contributi più organici sull’esortazione di papa Francesco.

Furio Bouquet nota come “In AL ritroviamo quella duplice dimensione dell’amore sponsale che la nostra Rivista fin dall’inizio, sostenuta dalla riflessione teologica di d. Germano Pattaro, ha fatta propria: la “dimensione profetica” e la “dimensione storica” e sottolinea come la storia di ogni relazione d’amore sia un percorso “segnato da luci e ombre, da conquiste e sconfitte, dentro una storia fatta di speranze e di delusioni, di gioia e di dolore, tesa a tra il già e il non ancora”.

Bruna Coin-Maini, partendo dalla frase di papa Francesco in AL 123: “Chi è innamorato non progetta che tale relazione possa essere solo per un periodo di tempo” e osserva: “Varrebbe forse la pena di accentuare che il progettare viene dopo lo stupore di avvertire che qualcosa di assolutamente più grande di noi è accaduto ed è quel ‘per sempre’ che sentiamo nascere ed illuminare la nostra nuova esistenza. Senza di esso non giungeremmo a quella decisione di fare di tale unione amorosa un progetto per la vita.

Mauro Pedrazzoli, colpito improvvisamente e in maniera del tutto inattesa dalla morte della sua sposa, riflette sul tema della vedovanza e scrive: “Papa Francesco nei paragrafi 253-258 di AL tratta il tema della morte di una persona cara …” e cita Joan Didion: [5] “La vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita”. “Proprio una sera a cena è iniziata l'emorragia cerebrale di mia moglie Daniela”.

Siamo ormai nel tempo di Quaresima e vogliamo ricordarne il significato con la preghiera Quaresima di conversione della Comunità di S. Nicolò all’Arena di Verona

Auguriamo a tutti una buona Pasqua.


[1] Amoris Laetitia, 222.

[2] Gaudium et Spes, 50.

[3]   Notiziario dei gruppi di spiritualità familiare, n. doppio, 27-28, 1968

[4] Dario Vivian: Dio li fa e poi li accoppia ?, Editrice Claudiana, Collana di Spiritualità, 2018.

[5] Joan Didion, L'anno del pensiero magico, Il Saggiatore, Milano 2017.

Furio Bouquet

 

 

 

Anno XLIII - n. 2 - giugno 2018

  

Editoriale

 

                                                           

                                       Abbiamo imparato a volare come gli uccelli,

                                       a nuotare come i pesci,

                                       ma non abbiamo imparato

                                       l’arte di vivere come fratelli

                                                      Martin Luther King

Come preannunciato, continuiamo in questo numero la riflessione sui due documenti che alcuni leggono in termini di compatibilità e altri ritengono contrapposti, incompatibili: Humanae vitae (Paolo VI, 1968) e Amoris Laetitia (Papa Francesco, 2016).

Abbiamo scelto le parole che Martin Luther King ha pronunciato poco prima di essere ucciso, per esprimere il disagio che proviamo in questo numero difronte all’asprezza di certe critiche - anche di cardinali - a papa Francesco che si possono leggere in rete e sono pure ricordate in questo numero dall’intervista a mons. Bettazzi e dagli articoli di Battista Borsato e di F. Bouquet.

La critica giunge fino a ricordare che un papa può essere deposto perché eretico, perché il suo insegnamento non è conforme alla tradizione che la Chiesa ha sempre fatto sua.

Nell’intervista concessa all’Avvenire, e curata da Luigi Moia, mons. Luigi Bettazzi - uno degli ultimi testimoni diretti del Concilio Vaticano II - ricorda come anche su Paolo VI, che aveva avocato a sé il tema della morale coniugale e della procreazione, furono esercitate forti pressioni: I tormenti ci furono. E anche le sollecitazioni. La posizione rigorosa del cardinale Ottaviani e dell’allora Sant’Uffizio non è un mistero”. Mons. Bettazzi ricorda peraltro che questo accadeva anche ai tempi del Vangelo: “Gli oppositori di Gesù provenivano dall’area più intransigente, da coloro che guardavano alla lettera della religione, scribi e farisei. Oggi come allora, cambiare significa rinunciare a determinate posizioni, a una fetta del proprio potere, quello politico e quello ideologico” e afferma che “pensarla diversamente è normale e anche giusto, ma il confronto deve avvenire nella carità, nel rispetto reciproco”.

Per d. Angelo Casati la risposta sta nella capacità, nel coraggio responsabile, di “sconfinare”, di andare oltre ai modelli codificati:

“A me sembra di poter dire che non ha avuto, e non ha nemmeno oggi buona frequenza nei nostri ambienti ecclesiastici, un’educazione allo sconfinamento e all’invenzione. Ha avuto, ed ha, più frequenza invece, nei nostri ambienti, un’educazione alla ripetizione. Provate ad immaginare quante cose nel mondo sarebbero fiorite se, anziché insegnare a ripetere modelli, avessimo insegnato ad ascoltare il vento, il vento di cui parlava Gesù nella notte a Nicodemo. Quando gli diceva che i veri credenti sono come il vento, sconfinano: il vento non sai di dove viene e dove va”.

Sulla stessa linea si muove la riflessione di Furio Bouquet: È dall’incontro con il volto dell’altro che il percorso del discernimento inizia, là dove il volto “narra” la sua storia di speranze e disillusioni, di coraggio e di debolezze, di generosità e di grettezze…

Guardare al volto, “ascoltare” il volto dell’altro che ci interpella vuol dire sottrarre l’altro al rischio di essere trattato come funzionale alle istituzioni, che riducono la persona, nella sua unicità, a ”caso”, a individuo anonimo …”.

Battista Borsato esplora le “novità” per i divorziati risposati in Amoris Laetitia e, dopo aver individuato, nella riflessione di papa Francesco, tre aperture (Una norma generale non può rispondere a tutti i problemi particolari. Il tempo è superiore allo spazio. L’indissolubilità non è più vista come un giogo, ma come un dono) propone una “conclusione aperta”: “Il discernimento delle situazioni può creare disagio, nei pastori, nelle guide spirituali e nelle comunità … però papa Francesco confida nella gioia dell’amore … Nessuno deve temere che, con Amoris Laetitia, ci inviti a un cammino troppo facile. Il cammino non è facile, ma è pieno di gioia”.

La citazione iniziale di Martin Luther King è richiamata nella riflessione di Maya Lissoni: “È tempo che si produca una nuova mutazione, che ci consenta di disinnescare la miccia della violenza che distruttività e paura accendono e alimentano. Essa deve avvenire nella mente dell’uomo non per caso, bensì voluta, ricercata, da tempo intuita, finalmente attuata”

Il numero si chiude con la preziosa testimonianza di Bepi Stocchiero, sollecitata dalla discussione in redazione del problema del fine vita (Matrimonio, 2017-4, pag. 17-24) e dalla vicenda del piccolo Alfie, al quale “ope legis” è stata interrotta la respirazione assistita, che lo teneva in vita.

Scrive Bepi: “Maria Rosa, mia moglie, da dieci anni è malata di Alzheimer, da quattro è completamente invalida, bisognosa di tutto, assistita amorevolmente da una collaboratrice (odio la parola “badante”). Pur nella sua completa immobilità, mi e ci regala spesso dei sorrisi, misteriosi, profondi, gratificanti. È il suo unico modo di comunicare, tuttavia per me è un gesto splendido”. Ma, consapevole del rapido decadimento della sua sposa, che lo porrà difronte all’alternativa accettare o rifiutare l’alimentazione via PEG, si pone l'interrogativo su “a chi, come e quando spetta la decisione di provvedere pro o contro la prosecuzione della vita di una persona incapace di esprimere la propria volontà in proposito. … Qual è il bene del malato? Scegliere forme di cure di sopravvivenza è nell'interesse del malato?”.

Furio Bouquet

 

Anno XLIII - n. 3 - settembre 2018

  

Editoriale

 

                                                           

                                     

                                                                     La paura ha bussato alla porta,

                                                                     la fede ha aperto.

                                                                     Non c’era nessuno là fuori.

                                                                                    Martin Luther King

Le parole di Martin Luther King ben si adattano alla situazione che stiamo vivendo, contrassegnata da un timore diffuso per la propria sicurezza, da una paura senza fondamento, alimentata ad arte per ottenere il consenso ad una politica anti-immigrazione, figura della più generale esclusione delle fasce più deboli della nostra società.

Questa politica arriva a fare scelte disumane, come tutti abbiamo potuto vedere nella vicenda della nave Diciotti e tuttavia raccoglie un consenso superiore al 60 % degli intervistati, tra i quali molti si dichiarano “cristiani”.

E’ una situazione che ci interpella, come singoli e come famiglie, chiamati da papa Francesco a promuovere e a realizzare comportamenti di accoglienza e di integrazione.

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In questo numero continuiamo a riflettere sull’Enciclica Humanae vitae, di cui ricorrono i cinquant’anni dalla pubblicazione.

Il teologo morale Giannino Piana, che tante volte ci ha aiutati a riflettere su temi diversi, scrive: “A cinquant’anni dalla sua promulgazione l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI non cessa di far discutere. Nessun altro documento del post-concilio ha suscitato infatti un dibattito tanto ampio e acceso. Ma soprattutto nessun altro documento ha ricevuto, nello stesso periodo, critiche così severe, non solo all’esterno della chiesa, ma anche all’interno da parte di vescovi, di teologi e soprattutto di numerosi coniugi cristiani”.

Quella di Alexandra Kania, seconda moglie del sociologo Zygmunt Bauman e quella di Altiero Spinelli, uno dei profeti dell’Unione Europea, sono la testimonianza di due relazioni d’amore e del legame tra amore ed eros, che l’invito a vivere “come fratello e sorella”, rivolto ai divorziati risposati, di fatto nega: Vuole sapere cosa vuol dire innamorarsi a ottant’anni? Niente di diverso che innamorarsi a sedici anni … non è affatto vero che le persone anziane non siano più capaci di provare desiderio sessuale, intimità, emozioni forti, dedizione l’uno all’altro (A, Kania); “Scoprimmo d’un colpo e reinventammo giorno dopo giorno insieme cosa vuol dire vivere all’unisono, in una coincidenza completa di erotismo e amore, nell’ebbrezza e nella sobrietà, nella gioia e nel dolore, nel lavoro e nell’ozio, nelle vittorie e nelle sconfitte, nella salute e nella malattia. E così sarà fino alla nostra ormai prossima fine (A. Spinelli).

E pensando alla fine della vita Paolo Benciolini esplora il senso delle “relazioni d’amore” alla luce della legge n. 219/2017, comunemente chiamata del “Biotestamento”. “A ben guardare, una legge capace di aiutare la coppia amorosa ad avviare e proseguire anche nella malattia e fino agli ultimi giorni il cammino della propria relazione d’amore … Un cammino e un impegno capaci di accogliere la persona amata come era e come, nel tempo e nell’evolversi della malattia, sta divenendo”.

Nell’editoriale del numero precedente di Matrimonio abbiamo preannunciato che saremmo tornati sull’articolo di mons. Luis Ladara, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicato sull’Osservatore romano il 30 maggio 2018 col titolo “Il carattere definitivo della dottrina di Ordinatio sacerdotalis”.

Oggi affidiamo l’approfondimento del tema alla riflessione di d. Vittorio Mencucci, Autore del libro “Donna sacerdote? Ma con quale chiesa?” Ed. Il pozzo di Giacobbe – 2017.

Dopo un’accurata analisi storica, d. Mencucci osserva: “Non rimane che … la tradizione, ma la tradizione è facilmente influenzata dalla cultura e dal costume delle varie epoche che attraversa. Questo esige l'analisi e il vaglio critico di tutti gli elementi per evitare che sia presa per verità di fede ciò che è soltanto un pregiudizio di un'epoca” e conclude “La Chiesa per cui ho speso le energie della mia vita e per cui ho rinunciato ad amare una donna, non è in grado di pensare la fede in rapporto al nostro tempo e rimane legata agli schemi già fissati dal medioevo e ora ha paura della propria ombra”.

Luisa Solero racconta, con la consueta delicatezza, la storia di una famiglia che si porta dentro un dolore, che il tempo non riesce a lenire.

Abbiamo voluto proporre lo scambio di lettere tra l’Assemblea di Pro Civitate Christiana e una signora che al raduno della Lega a Pontida aveva esibito un cartello con la scritta “Se non vuoi il crocifisso torna al tuo paese”.

Nella sua replica alla lettera di Pro Civitate Christiana la signora afferma: “avete smesso di proclamare il Vangelo e avete aperto agli atei, ai musulmani, ai gay, ai protestanti , a Lutero... cioè a coloro che molto spesso sputano al Crocifisso e non riconoscono il Salvatore … State rinnegando la vittoria di Lepanto, state rinnegando il Concilio di Trento, state rinnegando il Catechismo, state rinnegando la fede cristiana.

Viene spontaneo pensare che queste accuse non siano destinate solo all’Assemblea di Pro Civitate Christiana, ma a tutta la svolta che papa Francesco cerca di imprimere alla Chiesa.

Auguri per un matrimonio misto fa riferimento alla scelta di “Jasmin, ebrea israeliana, e Tommaso, italiano cattolico, di celebrare le loro nozze “del cuore” a Tel Aviv, di fronte alle proprie famiglie, agli amici e a tutte le persone che vogliono loro bene, lo scorso agosto. Lo hanno fatto esercitando pienamente il loro ministero di sposi, senza la presenza né di religiosi né di rappresentanti civili”.

La lettera della madre di Tommaso, cristiana italiana, e quella del padre di Jasmin, ebreo israeliano, esprimono, a partire dal diverso contesto culturale, il fervido augurio agli sposi.

Chiude il numero la preghiera del Cardinal C. M. Martini scritta nel 2009, che ci sembra esprimere la difficoltà, che spesso proviamo, di metterci di fronte a Dio e di cui sono testimonianza alcuni degli scritti che compaiono in questo numero di Matrimonio.

Furio Bouquet

 

Anno XLIII - n. 4 - dicembre 2018

  

Editoriale

                      

                         Se c’è una cosa che papa Francesco sta facendo

                         è di dire ai fedeli e ai non fedeli, ai cristiani

                         e ai seguaci di ogni altra religione,

                         ai poveri e ai ricchi:

                         state attenti, non vi sbagliate su Dio.

                         Perché se vi sbagliate su Dio

                         vi sbagliate sul mondo, sulla società, su voi stessi.

                                                                                               Raniero La Valle

Il rischio di sbagliarsi su Dio e sulla Sua Parola è sempre in agguato, con le conseguenze che Raniero La Valle sintetizza efficacemente.

Ne danno testimonianza gli articoli di Mauro Pedrazzoli (La libertà negata alla coppia) e di Lidia Maggi (Riascoltare oggi l’In principio. La coppia umana immagine di Dio.)

Nella sua riflessione sull’enciclica Humanae Vitae, che si richiama alla legge naturale e di cui molti affermano il carattere irrevocabile, Mauro Pedrazzoli scrive: “Si ragiona in termini creazionistici continuando a parlare di un Dio creatore come se fosse l'artefice diretto della biologia e dei ritmi fecondativi umani… Guardando alla natura esistente coi suoi meccanismi … non si può dedurre alcunché né in chiave laica né in chiave religiosa”.

“La Bibbia non è parola di Dio tout court, bensì la storia della ricerca umana su Dio nel rapporto bilaterale col Dio d'Israele e di Gesù.

Se è rivedibile la Scrittura, figuriamoci il magistero”.

Anche Lidia Maggi nel suo “Riascoltare oggi l’In principio” richiama l’attenzione sul fatto che “La coppia, dogmatizzata e moralizzata, rischia di non rimandare più a quel laboratorio di passioni che si espandono, a quel giardino dove si impara un alfabeto che l'umanità è chiamata a parlare…

La sapienza biblica narra di un sogno divino … dagli orizzonti ampi, creaturali. Non è la difesa d'ufficio di una configurazione storica delle relazioni affettive. E’ molto di più. La coppia umana … è chiamata a fare della propria esperienza un laboratorio di in-contro, di relazioni allo stesso tempo stranianti e riconciliate, aprendosi a tutte quelle alterità che nascono come frutti inattesi del giardino umano, che Dio ci ha consegnato perché lo custodissimo e lo coltivassimo”.

Angelo Recusani si pone la domanda La donna è definita dai due aspetti del femminile e del materno; tali aspetti sono espressione di un dato di natura o sono una costruzione culturale?

Quali parti attengono alla natura e quali parti alla cultura?”

Per abbozzare una risposta l’autore propone di “farci condurre dai “documenti” archeologici preistorici (immagini e manufatti), che ci restituiscono una presenza ridondante di significanti e simboli materno femminili con una sovrabbondante copertura simbolica del corpo della donna”.

Matrimonio ospita oltre al testo anche alcune figure esplicative.

La testimonianza di B.C.M., per la quale la presenza dello sposo è evocata dal suo impermeabile appeso sulla scala tante volte scesa per uscire insieme - questo suo modo di essere presenza per me viva e amorosa - parla, in modo tenero e commovente, dell’amore, dicendo in poche parole quello cui Papa Francesco dedica il capitolo 4° dell’ Esortazione apostolica Amoris laetitia.

Nell’intento di continuare mantenere viva l’attenzione su Amoris Laetitia, la Rubrica “Le parole che segnano la nostra vita” ne riporta una parte del citato capitolo 4°.

Papa Francesco introduce la sua riflessione riallacciandosi ai capitoli precedenti e sottolineando come: “Tutto quanto è stato detto non è sufficiente ad esprimere il vangelo del matrimonio e della famiglia se non ci soffermiamo in modo specifico a parlare dell’amore”.

Mentre questo numero di Matrimonio va in tipografia si conclude il tempo d’Avvento e ci piace riportare un passaggio di un’omelia del vescovo Tonino Bello.

E’ stata tenuta parecchi anni fa, in tempo d’Avvento, ma pare pronunciata per il tempo difficile che stiamo attraversando:

“Oggi abbiamo preso una direzione un tantino barbara: il nostro vissuto ci sta conducendo a non aspettare più, a non avere neppure il fremito di quelle attese che un tempo ci riempivano la vita: quando, non so, aspettavi profumi di mosti, o il cigolare dei frantoi o il grembo di tua madre che si incurvava sotto il peso di una nuova vita, o i profumi dei pampini, degli ulivi, o il profumo di mele cotogne…

Forse sto scappando anch'io per le tangenti del sogno, però – dite la verità – è così standardizzata la nostra vita, è così incastrata nei diagrammi cartesiani che c'imprigionano e ci stringono all'angolo, che non sappiamo più aspettare.

Intuiamo che abbiamo una vita prefabbricata, per cui ci lasciamo vivere, invece di vivere.

Oggi l'Avvento c'impegna a prendere la storia in mano, a mettere le mani sul timone della storia attraverso la preghiera, l'impegno e l'indignazione: indignatevi un po', fratelli e sorelle!

Indignatevi, perché abbiamo perso questa capacità; anche noi sacerdoti, anche noi vescovi, non ci sappiamo più indignare per tanti soprusi, tante ingiustizie, tante violenze…

Siamo ancora cristiani irresoluti, che camminano secondo le logiche della prudenza di carne e non della prudenza dello Spirito.

Siamo gente che riesce a dormire con molta tranquillità, pur sapendo che nel mondo ci sono tante sofferenze.

Sopportiamo facilmente che, all'interno della nostra città, col freddo che fa, le stazioni siano assediate da terzomondiali o da persone che vivono allo sbando…”

Buon Natale

Furio Bouquet

 

   
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