Anno XXXVI - n. 4 - dicembre 2011

EDITORIALE

Dio non redime delle astrazioni antropologiche,

sempre e dovunque le stesse,

bensì uomini e donne, fatti di carne e sangue.

 

   J.J. von Allen [1]

 

 

Con questo numero Franco Franceschetti chiude la sua lunga “avventura” di Direttore responsabile di “Matrimonio”, e ha voluto comunicarlo direttamente ai lettori.

“Matrimonio” è nato con lui e Franco vi ha profuso le sue migliori energie, convinto che la Rivista dovesse svolgere un servizio allo stesso tempo per tutta la chiesa e per tanti uomini e donne impegnati a vivere, con passione e responsabilità, il loro amore.

Franco ha intrattenuto una vasta rete di rapporti con collaboratori e lettori che ha reso possibile il superamento di momenti critici che la Rivista ha attraversato, e continuerà a far parte della Redazione e a dare il suo contributo.

Desideriamo esprimergli un sentito e affettuoso grazie.

Questo fascicolo di “Matrimonio” accoglie tre interventi su articoli pubblicati negli ultimi numeri: è un segno molto gradito, giacché da tempo auspichiamo un dialogo con chi ci legge.

Per questo desideriamo prima di tutto ringraziarli.

 Il primo intervento è quello di Giuseppe Ricaldone, che ci offre le sue “considerazioni” su quattro temi:

- quello del peccato originale “non mi sono mai capacitato del fatto che una mente acutissima e sapienziale come quella di sant’Agostino abbia potuto dimenticare gli scritti profetici… soprattutto di Ezechiele, secondo cui la responsabilità del peccato è strettamente personale e non ricade dai genitori sui figli né dai figli sui genitori.( Ez. 18)”.

- quello del sacramento del battesimo “la catechesi corrente sul battesimo, incentrata com’è sulla liberazione dal peccato originale… è veramente povera e dimentica di illustrare come il sacramento del battesimo… infonde nel battezzato doni preziosissimi, che… possono portare… ai più alti livelli raggiungibili da una persona umana: la regalità, la profezia, il sacerdozio”;

- quello del sacramento del matrimonio “la Chiesa, da quando, sollecitata dalla carenza di strutture civili in grado di fornire questo servizio, ha assunto e tenuto per secoli l’integrale supplenza della disciplina relativa al matrimonio ed ha organizzato a questo scopo i suoi tribunali. Essa si è, per così dire, ‘rifugiata’ nel diritto, del quale ha adottato mentalità e metodi”… tanto da definire il matrimonio come ‘contratto’…

Per buona fortuna il Concilio Vaticano II ha cambiato totalmente la concezione del matrimonioesigendo per i coniugi un ‘patto d’amore’… ‘patto di alleanza’,(“Gaudium et spes nn. 48-49”)”;

- e infine quello delle convivenze “qui si dovrebbero fare molte distinzioni: intanto ci sono convivenze che sono sostanzialmente veri e propri matrimoni, perché di questi sussistono tutti i requisiti, eccettuata soltanto la forma pubblica, la celebrazione del rito nell’assemblea sacerdotale…   

Ci sono (anche) convivenze “contro”: contro la Chiesa, contro la società civile.

Pazienza;  speriamo nella misericordia di Dio”.

Anche il teologo Luigi Lorenzetti, Direttore della “Rivista di Teologia Morale”, interviene sul tema delle convivenze “ho letto con partecipazione i due articoli sulle coppie di fatto. In tutte e due, è pregevole il metodo: prima di giudicare (giustificare o disapprovare), occorre conoscere… il più oggettivamente possibile, il fenomeno che non si presta a facili generalizzazioni…

E’ in atto da qualche tempo un cambiamento di mentalità: se prima tutto il discorso… andava sul dato istituzionale – amore o no che ci fosse o perdurasse – ora c’è il rischio di andare all’opposto, di mettere alla periferia il dato istituzionale e considerarlo insignificante…

Occorre capire, e non solo teoricamente, il rapporto tra il carisma (l’amore e la qualità della relazione) e l’istituzione che è a servizio del carisma e non viceversa”.

A questo proposito dagli articoli di “Matrimonio” sulle convivenze, Don Cataldo Zuccaro, Preside della Pontificia Università Urbaniana, ha colto quattro punti, auspicando “un dialogo fatto di domande e risposte” ed ha espresso la condivisione “sul fatto che la convivenza possa essere soggettivamente frutto di decisione responsabile e di amore (e) che il matrimonio non è il lasciapassare per la sessualità, sulle difficoltà concrete cui vanno incontro i fidanzati che vogliono sposarsi,…”

Completa il numero l’articolo di Beppe Sivelli, Presidente dell’ U.C.I.P.E.M. (Unione Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali), che ci ha gentilmente permesso di pubblicare la sua relazione al Congresso dell’Associazione, svoltosi a Trieste dal 20 al 22 maggio 2011.

La sua riflessione parte dalla constatazione che “la caratteristica dominante dell’epoca in cui viviamo è certamente il cambiamento, siamo immersi in una realtà che incessantemente muta, ad una velocità prima d’ora mai sperimentata...

Restringerò le mie considerazioni all’armonia nel cambiamento che si sviluppa durante la vita della coppia…

Sappiamo che per vivere la relazione di coppia occorre uscire da quel processo di idealizzazione e sopravvalutazione mentale inconscia che ci hanno fatto sognare di essere una coppia ideale”.

Quando questo numero arriverà ai lettori saremo ancora nel tempo liturgico di Natale.

Vogliamo affidare a questo brano di Martin Buber i nostri auguri a tutti gli amici che ci seguono: 
     “Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: ‘dove abita Dio?’.

Quelli risero di lui: ‘ma che vi prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?’.

Ma il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda: ‘Dio abita dove lo si lascia entrare’ [2]”.

Vengono alla mente le parole dell’Apocalisse: “ecco, sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io verrò da lui, e cenerò con lui ed egli con me” (Ap. 3, 29).

I migliori auguri per un Natale quotidiano.

La Redazione


[1] Citato da Walter Kasper in “Teologia e Chiesa” - Queriniana, 1989 (pag. 296).

[2] Martin Buber.  Il cammino dell’uomo.

   
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