Anno XLII - n. 4 - dicembre 2017

  

Editoriale

 

                               Smettiamo di chiederci “chi sono io?”

                               e chiediamoci “per chi sono io?” [1]

Il Natale, ormai prossimo, è il momento per porci la domanda formulata da Vincenzo Paglia.

Dio cessa di essere l’Altissimo lontano e si incarna nella nostra umanità, si fa vicino, Dio “con noi”, Dio “per noi”.

E si rinnova la promessa “spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri/ una nazione non alzerà più la spada/ contro un’altra nazione/ … giustizia e pace si baceranno …”.

Ci domandiamo: “ma quando accadrà?” e dimentichiamo che la realizzazione di questa profezia è affidata a noi, che nemica della pace non è solo la guerra, ma ancor più l’indifferenza, che ci rinchiude in noi stessi, rendendoci incapaci di domandarci “per chi sono io?”.

E’ forse questo il senso dell’affermazione “non è bene che l’uomo sia solo”, da cui nasce ogni relazione d’amore.

La domanda “per chi sono io?” non riguarda solo i singoli, ma anche le coppie, le famiglie, le comunità, sempre a rischio di ripiegarsi sulla propria identità.

Su questa linea Giovanni Cereti nell’introduzione alla sua riflessione su “L’amore ai tempi di papa Francesco” riprende le parole di Germano Pattaro “i cristiani non vivono di loro stessi né possono vivere per sé stessi … essi stanno dove stanno tutti … il dono di Dio è per tutti e non per alcuni.

Anche Lidia Maggi ci racconta il passaggio dall’io al noi: “Nelle prime pagine del grande libro di Dio, c’è un racconto che vuole essere un memoriale, un monito all’umanità tutta: è solo nell’incontro con un tu che ci è data la possibilità di comunicare. Prima, nella solitudine, si è afoni … La sessualità è descritta come palestra relazionale, capace di sollevarci verso l’altro dandoci un linguaggio che non solo «nomina il mondo», ma condivide sentimenti ed emozioni”.

Ritroviamo la stessa sottolineatura dell’importanza della reciprocità e della comunicazione nella riflessione di Paolo Benciolini sul “fine vita”. L’autore si richiama al testo della legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento: “Nella relazione tra paziente e medico … rispetto all’evolversi delle conseguenze di una patologia cronica invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta, può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico” e osserva: “Per la prima volta, e proprio per la preziosa occasione che il tema delicatissimo del fine-vita ha offerto ai parlamentari, il legislatore ha introdotto indicazioni che, pur riguardando la relazione di cura con pazienti affetti da patologie gravi con prognosi infausta, possono essere estese anche ad altre situazioni e finiscono per dettare quasi una metodologia generale della relazione tra la persona malata e chi la cura, in qualunque momento e per qualunque impegno terapeutico”.

Introducendo il tema “Cosa esprime il femminicidio”, Angelo Recusani scrive: “Ogni vicenda umana andrebbe indagata singolarmente, cercando di sondare le motivazioni esplicite e soprattutto, se possibile, quelle nascoste proprie del mondo interno dei protagonisti. Tali considerazioni non vogliono sminuire la responsabilità, né tantomeno giustificare colui che agisce l’atto violento, ma sono volte a proporre alcune considerazioni per comprendere e poter prevenire tali azioni distruttive ed autodistruttive e, quando la tragedia si sta consumando o si è consumata, condurre non solo un giudizio secondo il diritto, ma anche, se possibile una cura riparativa”.

Questa rivista è consapevole che è necessario interrogarsi su questi temi delicatissimi ricorrendo allo stesso tempo alla nostra razionalità e alla parola di Dio, avendo a mente il prezioso richiamo di papa Francesco La Parola di Dio è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare … Non si può conservare la dottrina senza farla progredire né la si può legare a una lettura rigida e immutabile, senza umiliare l’azione dello Spirito Santo”. [2]

Affidiamo i nostri auguri per un buon Natale e un sereno Anno nuovo alle parole di Ermes Ronchi: la bella notizia è Gesù: un Dio che fiorisce sulla nostra terra. Ma fioriscono lungo i nostri giorni anche altre buone notizie: la bontà delle creature, chi mi vive accanto, i sogni condivisi, la bellezza seminata nel mondo, la tenerezza che trova misteri dove gli altri vedono problemi.

Furio Bouquet

 


[1] Vincenzo Paglia: “Il crollo del noi”, Tempi nuovi, 2017

[2] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Roma 11 ottobre 2017.

 

   
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