Anno XLI - n. 3 - settembre 2016

  

Editoriale

 

                                                                    

                                                           Quando ti chiedi perché,

                                                           perché la volontà di vita, perché l'amore

                                                           e perché l'odio, o la fredda indifferenza,

                                                           la tua domanda muta è preghiera.


                                                                  Enrico Peyretti

Il tempo che stiamo vivendo, le vicende atroci che lo segnano, il sentimento d‘impotenza che ci attanaglia suscitano in noi la domanda “Dio, dove sei?”: non è una domanda sfiduciata, ma - come dice Enrico Peyretti - è una “muta preghiera”.

Matrimonio continua a “leggere” l’esortazione Amoris laetitia, (A.L.), fermando l’attenzione su alcuni temi.

Luisella Paiusco riflette sul tema della spiritualità proponendo una definizione di spiritualità e di spiritualità famigliare: ‘Spiritualità’… è un termine che viene usato con significati diversi. Per il discorso che stiamo facendo, usiamo ‘spiritualità’ come caratteristica della persona che la orienta quasi ‘istintivamente’ alla ricerca dell’essenziale. L’espressione fondamentale della nostra spiritualità … la modalità con cui si manifesta in maniera più forte è il distacco. Il distacco è essenzialmente non appropriazione. Qualcuno lo mette in positivo: lasciar essere le cose, lasciar essere l’essere. Vogliamo parlare di spiritualità famigliare … all’interno di un cammino in cui ciascuna delle persone … vive la ricerca dell’essenziale, che genera un atteggiamento di fondo: il distacco, la non appropriazione”.

Malvina Zambolo, implicitamente, lega la spiritualità alla salvaguardia dell’umano, in tutte le sue espressioni: “L’esortazione Amoris laetitia può essere letta a partire dal salvaguardare l’umano nell’incontro d’amore della coppia, nella sua creatività e nella sua libertà originaria, nel pieno essere in questo mondo nella vita.

L’umano nella sua intensità, bellezza e fragilità nell’incontro d’amore uomo donna e in ogni incontro d’amore. Nell’eros, nella passione amorosa, nella sessualità come manifestazioni specificamente umane”.

Roberto Brusutti riflette sul tema della fedeltà, che l’accento posto sull’indissolubilità impoverisce: “Provo nostalgia per la ‘fedeltà’.

Credo che nessuno disconosca il valore della fedeltà, ma osservo che la sua attualità fa fatica ad essere recepita oggi, perché è mutata la concezione generale della vita. Un tempo la fedeltà aveva un alveo naturale di comprensione quando significava la persistenza oltre e nonostante i cambiamenti. Nell’attuale concezione della vita come ‘continua esistenza in fieri’, la fedeltà rischia di non essere più capita e l’esperienza delle coppie … mostra la difficoltà a recepire la fedeltà come impegno preso ‘una volta per sempre’ “.

Nicola Negretti legge criticamente i passaggi di A.L dedicati alla sessualità, partendo dalla distinzione tra eros e agape: “Eros rappresenta quella potenza vitale che, sprigionandosi dalla profondità e dall’oscurità delle viscere della materia, sale verso l’alto, per sviluppare la vita e portarla verso manifestazioni più complesse, verso superiori unità … Agape è, invece, l’amore che discende e si china sulla debolezza, sulla sofferenza, sul limite. Comprende il limite nella sua concretezza individuale, non lo giudica e, accogliendolo, lo riscatta”.

La riflessione di Luisa Solero parte dall’interrogativo: “Mi domando da sempre come la Chiesa faccia, o abbia fatto o voglia continuare a parlare di “situazioni irregolari” o di “casi particolari” … come possa pensare di giudicare in termini di “oggettività” il cuore dell’uomo, la sua fragilità e attribuire le stigmate di un peccato imperdonabile a una relazione affettiva che comunque è fondata sul rispetto e l’amore reciproco … Eppure sappiamo che Dio non giudica i fatti, nel suo amore infinito accoglie un figlio solo perché è suo figlio … Li ama uguali i suoi figli, non ce n’è uno … irregolare o … un caso particolare”.

Il teologo morale L. Trentin ricorda però che l’A.L. chiede ai pastori (e, a nostro giudizio, a tutti noi, a tutta la comunità ecclesiale) un profondo ripensamento, chiamandoli alla responsabilità del discernimento: “L’esortazione post-sinodale Amoris laetitia sta creando non poche difficoltà e problemi di interpretazione anche in ambito pastorale … si avverte l’esigenza di alcune chiarificazioni per un discernimento personale e pastorale che sia illuminato e attento alle sollecitazioni di papa Francesco. Una prima chiarificazione riguarda il concetto di “legge della gradualità” e la distinzione, elaborata da Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio (n. 34) e ripresa da papa Francesco nella Amoris laetitia (n. 295), tra “legge della gradualità” e “gradualità della legge”.

Furio Bouquet

   
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