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Anno XL - n. 3 - settembre 2015

 

 

Fratel MichaelDavide

 

Le chiavi di casa
appunti tra un Sinodo e l’altro

 

Edizioni la meridiana – pp. 121

 

 

Il libro si presenta come un auspicio che Michaeldavide, monaco benedettino, rivolge alla sua Chiesa: che anche nelle questioni riguardanti la famiglia si dimostri capace di primerear, fare il primo passo, andare incontro a tutti, soprattutto a chi è lontano o ferito dagli eventi della vita, rivelandosi non come una dogana, ma come la porta aperta di “una casa paterna dove c'è posto per ciascuno con la sua vita faticosa” (Ev. Gaud.). Nella direzione di profonda “riformattazione” avviata da Francesco, l'autore sollecita a passare dalla rigidità dogmatica accompagnata da forme di paternalismo ad una “compassione creativa”, un “saper compromettersi con e nella vita di tutti”, affinché nessuno si senta chiuso fuori dalla porta. L'immagine del titolo si ispira all'omonimo film di Gianni Amelio: la storia di un padre che dopo la morte della moglie, con un faticoso processo, ricostruisce la fiducia in un figlio con grave handicap fino a consegnargli le chiavi di casa. La metafora di Pietro portinaio che impugna saldamente la chiave ed apre solo a pochi eletti va sostituita con quella del padre di famiglia che amorevolmente consegna a ciascun figlio le chiavi di casa, ricordandogli sì alcune regole di comportamento, ma accettando poi le sue scelte, anche sbagliate. Dall'ansia di controllo ad una “fiducia rischiosa”.

   Il prossimo sinodo è dunque una prova di maturità per la Chiesa: dovrebbe mostrarsi capace di assumere la realtà, accoglierne le sfide, andando oltre parametri e paure, in un'ottica di conversione. Tante volte nella storia, del resto, apostoli e padri sinodali di fronte ai nuovi problemi posti dalla società hanno dovuto cercare, al di là delle differenze delle comunità di fede, un minimo comune denominatore.

Spicca una proposta centrale: passare dal concetto di 'famiglia', troppo incentrato su di un determinato modello storico, a quello di 'casa', che meglio rispecchia la molteplicità delle forme di convivenza del nostro tempo, senza giudicare ma accogliendo con rispetto “quanto di bello, di buono, di vero è stato vissuto e può essere vissuto” in esse. Lo stesso Gesù ha allargato il concetto di famiglia, invitando a passare dal legame di sangue a quello di fraternità: persone che vivono insieme nell'amore. I modelli biblici proposti sono allora la casa di Betania, la casa di Levi, e quella di Zaccheo, come a dire che non c'è una famiglia perfetta che merita la visita di Gesù, ma è proprio il suo auto-invitarsi nelle nostre case che ci aiuta a riconciliarci con le nostre ferite e fallimenti, anche relazionali, e ci spinge alla crescita.

Elena Maria Duso


 

 

   
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