Anno XL - n. 2 - giugno 2015

  

Editoriale

 

                                                 Tutti imparino sempre a togliersi i sandali
                                                 davanti alla terra sacra dell’altro.

                                                 Dobbiamo dare al nostro cammino

                                                 il ritmo salutare della prossimità. [1]  

    I più attenti tra i nostri lettori avranno notato le modificazioni della copertina della nostra rivista, e in particolare la maggior evidenza del sottotitolo “in ascolto delle relazioni d’amore” e lo spostamento in seconda di copertina della nostra dichiarazione programmatica, diventata “Là dove c’è una relazione d’amore là traspare il volto di Dio”

    Questa scelta nasce da tre considerazioni: la prima, che il punto d’osservazione in cui continuiamo a collocarci è quello storico del matrimonio tra un uomo e una donna; la seconda, che il nostro sguardo abbraccia tutte le relazioni d’amore autentiche, nella convinzione che ogni relazione d’amore ci fa intravvedere la verità che abita nel profondo di ogni essere umano, così che cogliamo la presenza divina dentro di noi; la terza, che l’atteggiamento fondamentale che ci caratterizza è quello dell’ascolto, in un tempo in cui molti parlano e pochi ascoltano, producendo un mare di parole che rischia di essere distruttivo.

    Ascoltare significa fare spazio agli altri e porsi nella posizione di chi sa di aver anche da imparare e non solo da insegnare, di chi si pone molte domande invece di presumere di avere tutte le risposte.

    Leggiamo in questo senso le parole pronunciate dall’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, dopo l’esito del recente referendum sul riconoscimento del matrimonio omosessuale, svoltosi in Irlanda: “La Chiesa deve fare i conti con la realtà”

    Confermiamo la nostra convinzione che Là dove c’è una relazione d’amore, là traspare il volto di Dio. Nel tempo abbiamo acquisito la consapevolezza alla quale ci stimola Paul Knitter [2] richiamandosi al pensiero di Buddha: se volete usare parole per parlare di Dio, assicuratevi che esse siano precedute da una vostra esperienza personale, che forse vi fermerà e colmerà di stupore e gratitudine e vi accorgerete che non esistono parole adeguate.

    Non si tratta di esperienze straordinarie, ma come ha detto il teologo Karl Rahner, citato da Knitter, possono verificarsi nella vita di ogni giorno: innamorarsi, sperare quando non c’è speranza, essere sopraffatti dalla bellezza della natura, ovvero momenti di profonda preghiera o meditazione.

    Senza sopravvalutarlo, il Sinodo voluto da papa Francesco è un evento importante, anche perché il vescovo di Roma ha esplicitamente scelto di ascoltare il sensus fidelium e ha invitato tutti - padri sinodali e laici - alla parresia, alla franchezza.

    Su questa linea si pone il contributo, allegato al numero 1-2015 della nostra rivista, alle 46 domande del Questionario Per la recezione e l’approfondimento della Relatio Synodi”, proposto a tutti dalla Segreteria del Sinodo, in vista della sua celebrazione nel prossimo ottobre.

    Stanti le caratteristiche di Matrimonio e tenuto conto delle risposte date al Questionario preparatorio (Matrimonio 4-2013), abbiamo scelto di rispondere solo a parte delle domande e ne abbiamo fatto un allegato.

    In questo numero Luisa Solero allarga la riflessione, appena accennata nelle risposte al Questionario, riprendendo uno dei temi “caldi” dell’attuale rivisitazione della prassi matrimoniale, quello della nullità del matrimonio, su cui sono chiamati a pronunciarsi i tribunali ecclesiastici. Senza mezzi termini l’Autrice scrive: A mio parere il tribunale ecclesiastico dovrebbe proprio essere abolito, perché penso che vada avviato un diverso modo di pensare” e argomenta tale convinzione.

    Ai temi che il Sinodo dovrà affrontare fanno riferimento anche gli articoli di A. Grillo (Lo storico, il pastore e la sfida del sinodo), Giovanni Cereti (Il prossimo Sinodo: problemi aperti), e Paolo Benciolini (Intervento al Convegno “Gioia e speranza, misericordia e lotta” a cinquanta anni dalla Gaudium et Spes” - Roma 9 maggio 2015).

    Pensando al Sinodo, abbiamo scelto per la rubrica “Le parole che segnano la nostra vita” l’omelia che papa Francescoha rivolto al Concistoro in data 15 febbraio (sono parole indirizzate ai cardinali, ma riguardano tutti noi) e il suo intervento introduttivo all’Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana del 18 maggio 2015 (con particolare riferimento al passaggio sul ruolo dei laici disposti ad assumersi le responsabilità che a loro competono, a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo).

    Gli articoli di Battista Borsato e di Maya Lissoni non fanno direttamente riferimento al Sinodo, ma ben si accordano con la sua tematica.

    Battista Borsato riflette sulla mitezza, partendo dalla considera-zione che “la beatitudine della mitezza è la meno commentata e un clima di aggressività sembra corrodere le relazioni umane e quelle affettive in modo particolare… Questa aggressività è penetrata nelle relazioni familiari e si manifesta in maniera drammatica, e sempre più diffusa, nel femminicidio: … ma questo è solo la punta dell’iceberg di una prevaricazione che esiste nelle pareti domestiche; proprio là dove si dovrebbe vivere la gentilezza, l’affetto, la comprensione e invece spesso esplode la violenza. La causa principale… è un modo improprio di concepire l’amore: l’amore è visto come possesso dell’altro e manca l’educazione alla libertà nell’amore. Due sposandosi si appartengono, ma non si possiedono.

    Maya Lissoni, nell’articolo significativamente intitolato “Per pensare”, partendo dalla domanda “abbiamo impiegato tanto tempo per arrivare a dire che Dio è amore; quanto tempo ci vorrà per dire che amore è Dio?”, invita tutti a riflettere “sulla necessità ormai di abbandonare l’immagine di un Dio antropomorfo (che abita nell’alto dei cieli) e nello stesso tempo sull’incapacità di formulare un concetto di Dio che non passi attraverso le coordinate della mente stessa che continua a personificarlo”.

    Abbiamo ritenuto di chiudere il numero con la preghiera, composta da Marco Campedelli, e recitata al su citato Convegno.

Furio Bouquet

 


[1]Relazione finale del Sinodo straordinario sulla famiglia (n.46)

[2] Paul Knitter: Senza Buddha non potrei essere cristiano. Fazi editore, pag 20.

                                                                   

   
© Editrice di matrimonio - via S.M. in Conio, 7 - 35131 Padova