Anno XXXIX - n. 2 - giugno 2014

Editoriale

                                                         Inquietum est cor nostrum

                                                  donec requiescat in te.

                                                                                   S. Agostino

 

 

La citazione di S. Agostino testimonia la consapevolezza che “Matrimonio” si è inoltrato in territori in cui le domande sono molte e le risposte esigono la pazienza della ricerca.

In coerenza con quanto preannunciato nel n. 1, gli articoli di questo fascicolo avviano una riflessione su temi attinenti la sessualità, i matrimoni in difficoltà e la possibilità di una partecipazione dei divorziati risposati all’eucarestia.

“Matrimonio” lo fa riconfermando la duplice attenzione che guida la sua ricerca: quella rispettosa al magistero ecclesiale da un lato e quella responsabile alle istanze che salgono dal popolo di Dio dall’altro, avendo come riferimento, in ultima istanza,  la fedeltà al Vangelo.

Paolo e Luisa Benciolini avviano la riflessione sulla sessualità rileggendo criticamente l’Humanae Vitae, che nonostante quanto testimoniato dalle risposte al questionario con cui papa Francesco ha voluto interrogare il sensus fidelium, in preparazione dell’ormai imminente Sinodo sulla famiglia, continua ad essere riproposta nei termini in cui è stata formulata quasi cinquant’anni fa, come testimonia anche l’Instrumentum laboris appena predisposto per i padri sinodali.

Ricordando come già allora il Papa prendeva atto che si erano verificati “mutamenti tali da far sorgere questioni che la Chiesa non poteva ignorare” (HV n.1) gli autori richiamano l’attenzione sul fatto che nel tempo questi “mutamenti” si sono andati ulteriormente accentuando e precisando con l’evolversi delle condizioni sociali e l’apporto delle scienze umane. Pensiamo al riconoscimento di alcuni valori fondamentali, in primo luogo la dignità di ogni persona, donne e uomini, e il diritto di ciascuno a realizzarsi nelle relazioni affettive, nel lavoro e nella vita sociale. Pensiamo alla maggior conoscenza del corpo umano e delle leggi che regolano la trasmissione della vita... (alla)  consapevolezza del valore relazionale in sé della sessualità e della psico-sessualità”.

Rossana Lombardi, psicologa e psicoterapeuta del Consultorio ONLUS di Brescia, ci aiuta a riflettere su quel che accade quando e uno dei partner della coppia dice “non ti amo più”, perché dalla “fase dell’innamoramento, in cui ci si sente unici per l’altro, assolutamente i prescelti e finalmente amabili, e il “riconoscimento” reciproco si pone come collante, riempiendo i vuoti, medicando le ferite, tappando quei buchi  che ciascuno presenta all’interno della propria identità” si giunge a quella in cui  “ciascuno si trova nuovamente a fare i conti con la fragilità del sé… e l’altro… si sottrae al compito di farsi carico  delle fragilità del partner”.

Ci è parsa illuminante a questo proposito la risposta che il filosofo Umberto Galimberti a dato, nella sua rubrica su Repubblica-D ad una giovane donna che gli aveva scritto: preferisco allontanare chiunque misi presenti, sia perché ho il terrore che egli "scompaia", derubandomi di una parte o della totalità della mia persona, sia perché in fondo ho paura che io stessa, per mia natura, potrei "distruggerlo", annullandolo a mia volta.

Nella sua risposta Galimberti parte da un’osservazione: ”la sua giovane età giustifica il fatto che la sua lettera sia piena di ‘io’. Un io difensivo che ha paura di farsi male innamorandosi e un io che si suppone offensivo e distruttivo, che ha paura di far male all'altro se lo fa innamorare. Un io che ha ancora bisogno di costruire se stesso… si difende dall'amore”.

Giuseppe Ricaldone, di cui riproponiamo uno scritto non recente, ma – a nostro giudizio -  straordinariamente attuale, riflette sul tema “divorziati risposati,  dichiarando in premessa: “Non sono un teologo né un pastore d'anime, ma da semplice battezzato qual sono, pensoso di certi problemi, vorrei, pur nella mia piccolezza…  (aiutare chi vive) un doloroso senso di impotenza a soccorrere certi fratelli, a causa dell'esistenza di una norma,… (che non può né essere posta in discussione),… superando la concezione «giuridicista» della morale cristiana… in favore di una concezione (che… è ampiamente presente nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa) in cui… quella che deve essere considerata è… soprattutto la «storia» personale del singolo…”

 

Pubblichiamo infine la riflessione che una lettrice, alla quale esprimiamo la nostra gratitudine, ci ha indirizzato, e che ci pare coerente col contenuto di questo fascicolo.

Sono questioni impegnative, ma dobbiamo continuare a cercare  risposte, senza paura, partendo dall’annuncio evangelico e approfondendone la conoscenza: è in gioco il futuro.

Iniziative come quelle del questionario in preparazione del Sinodo sui problemi della famiglia (avremmo preferito che l’accento fosse messo sulla coppia) ci autorizzano a sperare che si inauguri un modello comunitario (questo ci sembra il significato dell’interrogare il sensus fidelium), per affrontare la crisi che la Chiesa sta attraversando, cogliendo l’opportunità di cambiamento che essa ci chiede e ci offre.

Furio Bouquet

   
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