Anno XXXVII - n. 3 - settembre 2012

EDITORIALE

A rileggere oggi i testi conciliari risale, innocente,
                                        la contemplazione del mistero dell’uomo
                                        fatto a immagine e somiglianza di Dio.
                                        La responsabilità dei credenti, oggi, sembra più che mai
                                        dover essere … l’impegno di riconoscere il diritto di parola
                                        alle voci scomode dei diversi e dei lontani, degli attardati e
                                        degli inconosciuti.

                                                                     Sergio Zavoli

L’estate che ha preceduto l’uscita di questo numero è stata segnata da due date che Matrimonio considera molto significative: la morte, il 30 agosto a 85 anni, del Card. Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, e la ricorrenza del 50° anniversario del Concilio Vaticano II, iniziato l’11 ottobre 1962 col discorso d’apertura di Giovanni XXIII “Gaudet mater ecclesia”.

Dal Card. Martini, insigne biblista, grande testimone del Concilio Vaticano II e protagonista del post-concilio, abbiamo imparato che è possibile coniugare fedeltà alla Chiesa e fedeltà al Vangelo, obbedienza e libertà, rispetto della tradizione e coraggio della profezia, attenzione alla parola di Dio e attenzione all’uomo, dimensione contemplativa della vita e immersione nella storia.

Nel suo discorso d’apertura del Concilio Giovanni XXIII ha detto: “Spesso … ci vengono riferite le voci di alcuni che … non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia”.

Sono parole che ben descrivono ciò che ancor oggi alcuni pensano e scrivono del Concilio; noi facciamo nostra invece la critica di Giovanni XXIII: “A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo”.

Ci sembra che l’articolo di d. Dario Vivian “Dov'èDionelleconvivenze?”abbia l’apertura gioiosa, responsabile e fiduciosa di papa Giovanni: Diorispettoalleconvivenzestadinanzi,nelsensocheinvitachiconviveamettersiincamminoperunaverificadelproprioamoreeperpermettereaquestoamorediavereunaconsistenza,unimpegno,unaserietàsemprepiùgrande.UnDiochedivental'orizzonteversoilqualeandareecheattiraasé.Nonèsololostaredinanzidichitidicechec'èunastradadafare,infattinontilespallesenzainteressarsi;èlostareinnanzirimanendocontinuamentegiratoversolacoppiachestavivendolasuaesperienzaperpermettereaquestaesperienzadidirsiinmanierasemprepiùsignificativa”.

Ed è sulla linea della fiducia e della speranza che la nostra Rivista ha partecipato il 15 settembre u.s. all'incontro convocato a Roma da 105 tra aggregazioni ecclesiali, comunità, associazioni e riviste “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri: a cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II”, con un contributo redazionale che pubblichiamo a pag. 17-19.    

Come sottolinea Paolo Benciolini, lo abbiamo fatto con la “consapevolezza… che ricordare gli eventi legati al Concilio non consiste nel portare indietro gli orologi, in modo meramente celebrativo, ma nel rielaborarne la memoria (una memoria rigenerativa), per capirne più a fondo il significato e farne scaturire eredità nuove e antiche e scoprirvi anche significati rimasti nascosti per volgerli al futuro”.

Abbiamo ritenuto di pubblicare in questo e nel prossimo numero alcuni interventi. In questo numero presentiamo l’intervento d’apertura della biblista Rosanna Virgili che ha dato – sono le sue parole – “una nota biblica sulla melodia del discorso di apertura del Concilio ecumenico Vaticano II che fu tenuto da Giovanni XXIII l’11 ottobre del 1962 e che iniziò con una sorta di inno alla gioia “Gaudet mater ecclesia, gioisci madre Chiesa, e la preghiera scritta per l’occasione da don Marco Campedelli “Chiesa di tutti, chiesa dei poveri”.

Il giorno 24 giugno 2012 d. Battista Borsato, che - fin dall’inizio - condivide con noi l’avventura di questa Rivista, ha celebrato i cinquant’anni della sua consacrazione sacerdotale. Nel partecipare alla sua gioia, vogliamo condividere con i nostri lettori un estratto del fascicolo da lui preparato con la sua comunità: Cinquant’anni di vita presbiterale: alcune grandi convinzioni germogliate in questo percorso”. In esso appare, in copertina una frase che dice tutto il senso della sua vocazione :”Chiamato a risvegliare il desiderio di Dio e accendere l’amore per l’uomo”

In chiusura, facciamo nostre queste parole del Card. Martini: “Per l'annuncio profetico e coraggioso del vangelo, a volte sono necessari ‘grandi silenzi’, a volte ‘una parola chiara’, ma gli uni e l’altra dovrebbero avere sempre e solo un'eloquenza profetica. Questo pare teoricamente assodato (...) però di fatto è costantemente contraddetto da parole che non stanno nello spazio della profezia”.

E’ un augurio per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione, appena iniziato.

Furio Bouquet

 

   
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