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Anno XXII - n. 2 - giugno 1997

 

 

Carmine Di Sante

Il Padre Nostro. L'esperienza di Dio nella tradizione ebraico-cristiana

Cittadella Editrice, Assisi 1995, pp. 243

 

Il saggio dì Di Sante - opera di notevolissima importanza pur nelle contenute dimensioni - si pone dichiaratamente in quel filone della recente letteratura biblico-teologica (cui l'A. ha dato copiosi e validissimi contributi con altri lavori) che, senza in alcun modo attenuare la "novità" cristiana, ne ricerca le radici e i fondamentali canoni interpretativi nel Primo Testamento.

Il commento al Padre Nostro, questa "preghiera per eccellenza", "primo simbolo", "segno di riconoscimento" per il cristiano, è condotto, frase per frase, con specifici riferimenti all'Antica e alla Nuova Scrittura, senza tralasciare alcunché di essenziale - da un lato - della elaborazione ebraica dai più antichi midrashim agli autori più recenti (in special modo Buber e Lévinas) e - dall'altro lato - delle tradizioni apostoliche e patristiche sino alle più recenti meditazioni (in particolare consonanza con Armido Rizzi).

Ma il saggio - che è senz'altro una specie di sintesi del lungo studio dell'A. nella "avventura della riscoperta della radice santa di Israele" e del suo impegno nel Service International de Documentation Judéo-Chrétienne, e che ha come dichiarato "compito" il «ritrascrivere, con il registro del linguaggio concettuale, l'esperienza radicale con­densata nel simbolo del Padre Nostro ricostruendo l'orizzonte di senso che in esso..., per l'orante e il credente, si oggettiva e si esprime» - attinge in realtà a livelli ancor più alti, perché esso viene passo dopo passo a formare una vera e propria Stimma, un sistema di principi basilari, coerente e unitario, rigorosamente biblico, che spazia per ogni luogo teologico, dall'assoluta "alterità" di Dio, che tuttavia è "padre", il cui nome/essenza è agape, gratuita volontà di bene, all'uomo, "costituito in dignità" nella coscienza dalla sua Parola, al quale è affidata, sotto lo sguardo di Dio, l'attua­zione della sua volontà.

«Pregando con il Padre Nostro l'orante vive e tramanda, nella storia umana segnata dal determinismo dell'eros e della violenza, questa duplice invocazione/attesa sulla quale - per Dio e per l'uomo che a lui si affida nell'obbedienza - il mondo si regge e si fa creazione».

Giuseppe Ricaldone

   
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